Fonsarda, "giardini" e parcheggi.

Ricordate la polemica dello scorso anno sulla chiusura delle aree sterrate nel quartiere Fonsarda?
Brutte da vedersi e capaci di rovinarti una sospensione,  ma in qualche modo indispensabili per i residenti, visto che davano una parziale soluzione all'annoso problema dei parcheggi nella zona. 
Il Comune, una volta acquisita la disponibilità di quelle aree, aveva avviato i lavori di trasformazione degli sterrati in piazze-giardino, e solo dopo le veementi proteste di abitanti e commercianti, aveva preso in seria considerazione il problema decidendo di modificare la viabilità in alcune strade, che trasformate a senso unico hanno consentito di tracciare i parcheggi a spina di pesce su entrambi i lati, recuperando una quota dei posti macchina persi.

Bene, vediamo di fare il punto sulla situazione, partendo dall'aspetto meno problematico: la realizzazione delle piazze.

- Dovevano essere consegnate il 21 marzo 2014 (vedi foto in alto), ma dopo un'accelerazione dei lavori avvenuta nel primo bimestre dell'anno, improvvisamente tutto si è fermato. Le piazze sono quasi ultimate, ma da mesi non si lavora più; ogni tanto si scorge qualche giardiniere che cerca di ravvivare le sparute piante...


...e controlla sconsolato gli alberi sofferenti le cui foglie diventano ogni giorno più gialle. 


Nell'area di Via Giudice Costantino è forse ancora peggio: materiale accatastato alla rinfusa un po dappertutto;...


...di buono c'è che nel mucchio di sabbia che giace al centro della piazza, indisturbato da mesi, un papavero è riuscito a mettere radici.


Come avrete potuto notare, nel citare le aree in cui si svolgono i lavori, mi viene spontaneo utilizzare semplicemente il termine "piazza", perchè è veramente difficile continuare ad affermare che gli sterrati siano stati trasformati (come veniva sostenuto all'inizio di questa vicenda) in giardini, in "zone a verde". 
La realtà è che siamo di fronte a delle piazzette, che una volta terminati i lavori saranno probabilmente carine e miglioreranno l'aspetto del quartiere, ma che di verde hanno ben poco.
Le grandi aiuole presenti tutt'intorno, non solo hanno pochissime piante (e non certo della specie adatta per garantire un giardino rigoglioso), ma non sono state neanche seminate a prato e quindi saranno, aride d'estate e fangose d'inverno, senza contare che la nuda terra non favorirà certo la pulizia delle aiuole da parte degli operatori incaricati.


Devo però spezzare una lancia in favore del Comune, in questi giorni, finalmente resisi conto del mancato attecchimento di numerosi lecci (chissà perché poi questa scelta...), gli alberi secchi vengono sostituiti. 


In ritardo, certo,  (era già evidente dopo poche settimane dalla messa a dimora), ma almeno a questo si sta rimediando; al posto del Comune però, non mi sentirei troppo tranquillo neanche per quanto riguarda i lecci restanti, dato che l'apparato radicale di alcuni degli alberi che sono stati divelti per la sostituzione, appare veramente insufficiente per un corretto sviluppo.


Ma, torniamo agli aspetti pratici, quindi alle domande che si fanno gli abitanti:

- perchè i lavori che andavano così spediti, hanno improvvisamente rallentato proprio a poche settimane dalla data di consegna? 

- sono passati quasi due mesi dalla data prevista, prendiamo per buono che ci siano dei motivi validi per il ritardo, ma quando si prevede che il quartiere potrà usufruire delle nuove piazze?

C'è il timore che succeda come per l'apertura del piccolo giardino realizzato un anno fa al Parco della Musica e che doveva consentire l'accesso al parco dalla via Baccaredda e da via Cao di S.Marco. 


Infatti, per i dodici mesi decorsi dalla fine dei lavori è stato abbandonato a se stesso, tanto che a maggio è stato necessario impiegare una squadra di cinque persone che ha lavorato ininterrottamente tre settimane, per riuscire a ripulirlo da erbacce, piante morte (non sopravvissute all'incuria) e sporcizia.


"Finalmente! Adesso l'hanno aperto.", penserete.  

E invece no!  Senza alcun motivo apparente, come per tante altre vicende, nonostante sia passato un anno dalla fine lavori, nonostante le tre settimane di lavoro per ripulirlo, rimane ancora chiuso. 


Mentre tutto il quartiere aspetta invano l'ultimazione dei lavori di piazze, piazzette, giardini, aree verdi, e i suoi abitanti si arrabattano ogni giorno per trovare un parcheggio, ai primi di maggio esce una notizia che trova ampio risalto nella stampa locale: il quartiere Fonsarda avrà un nuovo polmone verde, un MEGA-PARCO.
Un'altro? 
Veniamo subito tranquillizzati che questa nuova iniziativa non ci costerà niente grazie alla cessione da parte della Provincia,  e che data la semplicità dei lavori da realizzare, sarà ultimato entro l'estate.

La scorsa settimana non sembrava esserci ancora nessun movimento...




...chissà se tra i tanti parchi in realizzazione, magari proprio l'ultimo arrivato sarà ultimato davvero entro l'estate.

Sento già le vostre proteste: "Non ti va bene niente, non ti accontenti mai, neanche quando si fa di tutto per tutelare la tua salute".

Premesso che conosco il piccolo parco della Provincia, perché ci portavo a giocare mia figlia quando aveva 3-4 anni, poi è stato chiuso (forse davamo fastidio), mi chiedo: 
- se davvero hanno tanto a cuore la mia salute, perché accidenti non mi risolvono il problema dei posti auto, dato che ogni qual volta rientro a casa in macchina mi sale la pressione a 200 mentre giro inutilmente per venti minuti prima di trovare un parcheggio che sia rispettoso del codice?

Siamo quindi arrivati al problema più rognoso, quello dei Parcheggi.

I sensi unici hanno portato un incremento di circa il 20% degli stalli ma obbligano a giri decisamente più lunghi quando si cerca parcheggio. 
La perdita dei parcheggi disponibili negli sterrati, insieme alle variazioni apportate in via Cao di S.Marco e via Giudice Torbeno, dove sono stati trasformati molti parcheggi rendendoli a pagamento, hanno comportato il fatto che gli abitanti non hanno percepito un concreto miglioramento della situazione rispetto allo scorso anno.


Ci sono sempre le macchine in doppia fila (foto sopra: 9 auto in doppia fila nella prima parte di via dei Visconti), nei passaggi pedonali e negli stop; solo quando le attività commerciali chiudono, si ha una mezzora nella quale è più facile trovate un posto.

Ma vi dirò, in fondo... nonostante tutto, magari prendendo qualche pastiglia in più per la pressione, mi sarei anche adattato (eravamo abituati da vent'anni a penare ogni qual volta si rientrava a casa), se non fosse che in questi giorni ho visto all'opera le squadre dell'impresa incaricata del rifacimento della segnaletica nelle strade delle case della Regione, in via Dei Giudicati, e chissà quanto mi è ancora sfuggito.

Direte: "Vedrai che sono i lavori per sistemare finalmente la questione dei parcheggi, ricordi tutte le interviste rilasciate dall'assessore Coni, anche se in ritardo sta finalmente realizzando quanto promesso."

<<La verità - afferma Coni -, è che si tratta di un progetto che abbiamo ereditato (si riferisce all'intero progetto denominato "Oliveto"). Sono convinto che oggi l'amministrazione non rifarebbe la stessa scelta perchè alla Fonsarda i parcheggi servono>>, 
<<Stiamo valutando anche la possibilità di ridurre la carreggiata della non distante via Cao di S.Marco per ricavare ulteriori spazi per la sosta degli abitanti>> (fonte: L'Unione Sarda 19 agosto 2013).

<<Con la rivoluzione post silos Parco della Musica compariranno anche le strisce gialle, tutte per i residenti>> (fonte: La nuova Sardegna 8 ottobre 2013).

<<Via dei Donoratico sempre a doppio senso. Più stretta però. Ma in compenso con più parcheggi visto che ci saranno gli stalli a spina di pesce>> (fonte: La Nuova Sardegna 15 ottobre 2013).

A parole tutto risolvibile in maniera semplice e tempestiva, peccato che le nuove strisce che in questi giorni di giugno 2014 stanno dipingendo gli addetti ai lavori siano di un bel colore BLU.



A occhio e croce, valutando solo quello che ho visto sino a oggi, sono stati sottratti al quartiere una ottantina di posti auto a favore dei parcheggi a pagamento, vanificando completamente l'incremento di stalli che si era ottenuto con la modifica della viabilità attuata a inizio 2014 (vedi post precedente: Parcheggi quartiere Fonsarda - aggiornamento 25 genn aio 2014 ).

Spero vivamente che al quadro che si sta delineando manchi qualche tassello importante, che ci sta sfuggendo e che sia in grado di cambiare la prospettiva, altrimenti dovrei pensare a cose che vanno aldilà di qualsiasi ragionevolezza.

Spero che si tratti del risultato di un coordinamento poco felice che vede invertiti i tempi di attuazione delle singole fasi, un'incomprensione dovuta alle difficoltà operative e al fatto che viene sottovalutata la necessità assoluta di mantenere informati gli abitanti del quartiere sull'andamento del progetto.

Spero che nessuno sia stato sfiorato dall'idea di riuscire a contrarre l'utilizzo delle auto in città attraverso la diminuzione progressiva dei posti macchina gratuiti. 





Fotografare in RAW

Nel post dello scorso anno intitolato "DNG Lossy - La dieta per i file Raw" ho esordito scrivendo: << Esistono tanti validi motivi per salvare le proprie foto nel formato RAW>>, oggi voglio provare a chiarire i motivi per cui questo formato di salvataggio delle foto è quello prevalentemente utilizzato da fotoamatori evoluti e fotografi professionisti. 

Iniziamo con il dire che il file RAW rappresenta per il digitale l'equivalente del negativo per l'analogico; contiene i dati registrati dal sensore sull'intensità luminosa che ha colpito il singolo recettore e le informazioni relative a tutte le impostazioni di scatto della fotocamera.
Un file RAW è quindi una sorta di archivio che racchiude esclusivamente i dati grezzi necessari per ricostruire la scena ripresa (la traduzione di raw è: non lavorato, grezzo), tanto che per poter essere visualizzato sullo schermo del PC deve prima essere elaborato da software specifici e trasformato in file immagine.

Se invece memorizziamo le nostre foto in JPEG, la fotocamera processa i dati grezzi secondo i parametri previsti dal costruttore (quindi ci affidiamo alla macchina e non siamo in grado di controllarne il risultato), e successivamente li comprime per occupare meno spazio nella memoria. Quest'ultima operazione viene fatta attraverso degli algoritmi che, per riuscire a ridurre marcatamente le dimensioni del file, comportano necessariamente la perdita di una parte delle informazioni originarie, tanto maggiore quanto più alta è la compressione applicata.

Prendiamo in considerazione la foto seguente:


Avevo deciso di visitare le rovine del Castello di Acquafredda, nei pressi di Siliqua (CA), e stavo salendo lungo la strada che porta al primo livello fortificato: il borgo dove si suppone ci fossero gli alloggi dei soldati e delle loro famiglie. Per comprendere meglio come avrebbe reagito l'automatico della fotocamera alla condizione di forte contrasto presente, ho fatto uno scatto di prova; il risultato è stato quello che vedete: un cielo slavato, sovraesposto di circa 1,5 stop,  e il terreno sottoesposto di oltre 2 stop.

Dato che scatto sempre in raw + jpeg, questo mi ha consentito di lavorare a casa sui due file memorizzati dalla fotocamera, cercando di recuperare quanto possibile nelle zone di luce e ombra.

Questo è il miglior risultato ottenuto sul JPEG:


Questo è il risultato sul RAW:


Vi ricordo che per ingrandire le foto basta cliccarci sopra con il mouse.

Giovanni Simbula, Scultore, Pittore e Grafico.

Quanto poco si conosce della propria città; quanto poco tempo viene sottratto alla vita frenetica di tutti i giorni per scoprire la profondità e bellezza delle opere dei tanti artisti che vi lavorano (ovviamente non mi riferisco a voi, ma parlo per me stesso).
In maniera totalmente casuale, la scorsa domenica ho avuto i piacere di conoscere personalmente Giovanni Simbula, un'artista il cui lavoro è fortemente legato alla storia della nostra isola.

Mi trovavo a passeggiare nel Bastione di San Remy, e osservavo da lontano alcuni banchi di prodotti artigianali che periodicamente trovano spazio nella terrazza, quando sono stato attratto da alcune sculture che per forma e colore mi ricordavano degli oggetti appartenenti alla civiltà nuragica.
Incuriosito, ho deviato il mio percorso, e man mano che mi avvicinavo al banco, ho realizzato che quelle sculture erano in realtà degli strumenti da lavoro, pale, zappe, chiodi, ecc.
La sapiente trasformazione di quegli strumenti in opere d'arte, creando un ponte tra il lavoro contadino e l'antica storia della Sardegna, non poteva lasciarmi indifferente.

Così mi sono fermato a parlare, scoprendo che l'autore di quelle opere era Giovanni Simbula, scultore, pittore e grafico (nato a Cagliari il 20 luglio del 1941), un'artista poliedrico capace di utilizzare indifferentemente materiali diversi: ferro, bronzo, rame, marmo, cemento armato, utilizzando tecniche miste, e del quale è possibile ammirare le sculture in tanti siti all'aperto cittadini e di vari centri della Sardegna.

Affascinato dal quelle sculture - dalle forme semplici ma capaci di emozionare -, ho chiesto di poterle fotografare per riproporle all'attenzione del pubblico di questo blog.











Giovanni Simbula ha un suo laboratorio a Cagliari, che si chiama "Centro Studi D'Arte Zero" e che si trova in via Università 51.

Potete trovare ulteriori informazioni sulla sua attività nel sito: www.giovannisimbula.it


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