Una foto alla settimana - 40° di 52.

Calata dei Mercedari a Cagliari: passeggiando lungo il pontile della Marina di Sant'Elmo, mentre il mio interesse era tutto rivolto alle barche ormeggiate, mi sono imbattuto in un cane disteso sulle vecchie assi di legno. Certamente avvezzo all'andirivieni di persone sulla banchina, si è limitato ad aprire leggermente un'occhio per controllare chi stesse disturbando la sua siesta al sole. Quando mi sono abbassato per scattare la foto da una posizione più idonea non mi ha degnato di nessuna attenzione, ma a guardarlo con attenzione sembra quasi che stia sorridendo:


Canon 60D con 70-300 Di VC USD della Tamron utilizzato a 175mm.; esposizione: f/8 con 1/800sec. a 200ISO.


Il sistema zonale, parte 3° - Test per il digitale.


Il fatto che la tecnologia digitale consenta di scattare tante foto senza preoccuparsi dei costi e di avere ampi margini d'intervento per correggere eventuali errori di esposizione, non deve indurre il fotografo a sottovalutare l’importanza di mantenere il controllo sul risultato finale.
Per riuscire in questo deve: analizzare attentamente le caratteristiche della scena da riprendere, decidere in quale forma dovrà essere rappresentata nella foto che si accinge a scattare, e fare delle scelte coerenti sui parametri di regolazione della fotocamera.
Ansel Adams, in una delle sue frasi celebri sulla fotografia, sosteneva:
"Non devi scattare una fotografia, tu devi crearla." 

Nel post precedente (clicca qui per vederlo) si afferma che i concetti espressi da Ansel Adams attraverso il suo “Sistema Zonale”, possono considerarsi un valido aiuto anche per il digitale, pur tenendo conto della differente risposta alla luce dei moderni sensori rispetto alla pellicola, aspetto che induce a ribaltare alcune delle indicazioni sull'esposizione che sono ritenute valide per l’analogico. Abbiamo anche visto che la risposta dei sensori è di tipo lineare, ma è stato anche evidenziato come questo non corrisponda alla visione umana.

Su quest'ultimo aspetto è necessario aggiungere che, proprio per adeguare il segnale digitale alle caratteristiche di percezione del nostro apparato visivo, nel momento in cui i dati grezzi catturati dal sensore vengono trasformati in un file immagine visualizzabile su monitor e stampabile, viene applicata una "correzione di gamma” che agisce modificando la linearità della curva di risposta del sensore.

Riprendiamo il ragionamento sul sistema zonale applicato al digitale: 

il "regolo zonale" che spesso troviamo su articoli presenti in rete, che mostra per ogni raddoppio dell’esposizione un incremento lineare dalla luminosità sulla scala da 0 a 255, è solo una rappresentazione di tipo teorico utile per comprendere la risposta di un sensore digitale, mentre a noi serve avere una scala a zone che ci aiuti concretamente a previsualizzare quali variazioni di densità si determineranno sulla nostra foto al variare dell'esposizione.

Una foto alla settimana - 39° di 52.

Mentre cerco l'inquadratura migliore per fotografare la facciata della chiesa di San Lucifero vengo affiancato da una persona che mi sorpassa a passo veloce e si dirige decisa verso l'ingresso. Giunto di fronte al portone, sembra improvvisamente rendersi conto che è sbarrato, un attimo di smarrimento e poi con un gesto netto, segno di un'esigenza inderogabile, si inginocchia sulla soglia d'ingresso e inizia a pregare. 



Canon 60D con EF 15-85 a 32mm.; esposizione: f/8 con 1/50sec. a 125ISO.

Una foto alla settimana - 38° di 52.

Passeggiata nella città vecchia, in uno dei quartieri storici di Cagliari: Stampace. 

Un dedalo di strade contorte, nel quale si alternano palazzetti (un tempo signorili) e sottani, portoni erosi dal tempo, scale ripide e panni stesi alle finestre. Un quartiere popolare pieno di vita e ricco di tradizioni, pronto a fare festa per il carnevale ma anche profondamente devoto a Sant'Efisio.
Proprio a ridosso della chiesa dedicata al Santo si trova il vico I S.Efisio, un budello largo poco più di un metro e mezzo; affacciandomi sulla strada ho visto arrivare una persona anziana che rientrava a passo veloce verso casa e ho deciso che la foto del vicolo sarebbe stata più interessante grazie alla sua presenza: è nata così la foto di questa settimana.



Per vedere la foto ingrandita cliccare quì.

Fotocamera Canon 60D con obiettivo Sigma 10-20, utilizzato a 16mm.; esposizione f/11 con 1/40sec. a  ISO1000. 

Il sistema zonale di Ansel Adams, parte 2° - Il digitale.


Con il sistema zonale, Ansel Adams ha fornito al fotografo le indicazioni utili per consentirgli di prevedere la relazione che intercorre tra la luminosità delle diverse zone di una scena da riprendere, e la relativa tonalità che sarà riprodotta nella stampa finale (vedi 1° parte sul sistema zonale).
Il sistema è stato studiato per essere applicato alle fotografie in bianconero, realizzate attraverso l’uso di pellicole negative piane di grande formato, e questo può indurre a pensare che non possa essere utile anche a coloro che utilizzano il digitale.
Ma se riflettiamo bene, più che uno schema da applicare rigidamente, Adams ci ha consegnato una serie di nozioni necessarie per riuscire ad avere il controllo del processo, dallo scatto all’immagine finale, entro i limiti del mezzo fotografico utilizzato.

Pertanto, si può ragionevolmente pensare di applicare gli stessi concetti anche al nuovo mezzo, pur con la consapevolezza delle profonde differenze che esistono con l’analogico. Vediamo di seguito gli aspetti salienti dei quali si deve tenere conto per trasporre il sistema sul digitale:

1) In una fotocamera digitale il singolo recettore presente nel sensore produce una carica che è direttamente proporzionale alla luce che lo colpisce: il valore più basso, prodotto nel caso di mancata esposizione, corrisponde al rumore di fondo (sempre di valore superiore allo zero); man mano che la luce aumenta, la carica del recettore cresce linearmente sino a raggiungere il suo valore massimo di saturazione, oltre il quale ulteriori incrementi di luminosità non potranno essere più recepiti, con la conseguente perdita degli eventuali dettagli presenti in quelle zone (clipping).

Questo comportamento si differenzia nettamente da quello della pellicola che presenta una curva lineare solo per i valori medi, mentre sia per i livelli  di luminosità bassi o elevati, attenua progressivamente la sua risposta, senza presentare i tagli netti caratteristici del sensore digitale (vedi immagine al lato).

Per quanto riguarda le aree meno esposte, il sensore riesce a registrare delle informazioni anche all’estremo della gamma, ma nel prendere in considerazione la possibilità concreta di utilizzare questi dati, dobbiamo tenere conto della risposta del sensore. Prendiamo come esempio un’immagine Raw a 12bit che presenti una dinamica di 6 stop, sarà codificata con un numero di valori pari a due alla dodicesima, ovvero 4096 differenti livelli, una risposta di tipo lineare implica che il livello 2048 avrà ricevuto una luce uguale alla metà di quella del 4096, questo comporta che all’interno del 1° dei 6 stop disponibili, sono presenti ben 2048 livelli, mentre l’altra metà va suddivisa tra i 5 stop restanti: il secondo stop avrà 1024 livelli, il terzo 512, il quarto 256, il quinto 128, il sesto solo 64 livelli.


Per adattare l'immagine al nostro sistema visivo (che non è lineare) viene applicata una curva di correzione della gamma, che contrae le aree in luce ed espande quelle in ombra, ma appare evidente che pur dando maggiore spazio alle zone meno esposte, queste conterranno comunque un basso numero di livelli e quindi di informazioni disponibili.
Se poi pensiamo a una scena ad alto contrasto e nella quale la dinamica può estendersi facilmente a 9 stop, scopriamo che i livelli a disposizione dell'ultimo stop sono solo 8, assolutamente insufficienti per dare un reale contributo alla qualità dell'immagine.
A quanto esposto si deve aggiungere poi, che tanto più è basso il livello di carica recepita dai recettori, tanto più il segnale da decodificare sarà influenzato negativamente dal rumore di fondo.

Dalle considerazioni esposte si deduce che per sfruttare al meglio le caratteristiche dei sensori è necessario spostare l'esposizione verso le zone a maggiore luminosità,  e contrariamente a quanto consigliato per l’analogico nel digitale è necessario:
esporre per le luci e  “sviluppare” per le ombre

Una foto alla settimana - 37° di 52.

Ha smesso di piovere, le scale in granito sono ancora bagnate, i riflessi e le linee che convergono verso l'alto attirano la mia attenzione:


Clicca quì per vederla a una risoluzione maggiore.

Canon 60D con obiettivo 50mm.; esposizione f/16 per avere una buona profondità di campo, con 1/60sec. a ISO200, conversione in Bianconero direttamente in CameraRaw con HSL/scala di grigio.

Una foto alla settimana - 36° di 52.

Passeggiata domenicale a Monte Urpinu, tra anatre, oche, gabbiani, pavoni, piccioni, tortore e persino galline, che popolano il parco e i suoi laghetti è difficile resistere alla voglia di scattare qualche foto. 
Mi attira un'oca che per bere tuffa più volte la testa nell'acqua: nasce così la foto di questa settimana.

Per vedere la foto ingrandita cliccate  quì.

Fotocamera Canon 60D - obiettivo Tamron SP Di 70-300 utilizzato a 270mm.; esposizione: f/8 con 1/1250sec. a 800ISO (giornata nuvolosa).


Una foto alla settimana - 35° di 52.

Qualche giorno chiusi in casa per i classici malanni stagionali e la fotocamera rimane spenta...invece no: un set da scrittura con tanto di inchiostro, stili e pennini (rubato a mia figlia Daniela), la luce della finestra rafforzata da una piccola abat jour per creare l'atmosfera giusta, nasce così la foto di questa settimana:


Fotocamera Canon 60D con obiettivo EF 50mm.; diaframma a f/3,5 per avere una profondità di campo ridotta che favorisce il concentrarsi dello sguardo sui soggetti principali; 1/50sec. a 320ISO per evitare il mosso; elaborazione sepia e cornice per dare la sensazione di un tempo passato.


Il Sistema Zonale di Ansel Adams - 1°parte.


Ansel Easton Adams - 1950
Proseguendo con la serie di post dedicati al bianconero, ho deciso di dedicare alcune puntate al Sistema Zonale” di Ansel Adams; nessuna pretesa da parte mia di fare un trattato sulla materia, ma solo l'intento di esporre gli elementi di base per coloro i quali ne hanno sentito parlare, ma non hanno mai avuto l’opportunità di leggere qualcosa in merito a questo metodo.

Portato a conoscenza del grande pubblico nel lontano 1948, attraverso la pubblicazione del suo secondo libro intitolato: “The negative”, il sistema zonale è stato elaborato espressamente per la stampa in bianconero delle  pellicole negative piane (oggetto di questa prima parte), ma rappresenta un valido strumento dal punto di vista didattico indipendentemente dall'utilizzo dell'analogico o del digitale.

I nostri occhi hanno la capacità di adattarsi alle differenti condizioni di luce, e consentono di cogliere toni e particolari in zone che presentano grandi differenze di luminosità: circa 20 EV (1:1000000), mentre la gamma registrabile da parte di una pellicola negativa a colori o bianconero è decisamente più bassa: può arrivare a 10 - 12EV (1:1000 – 1:4000), e si contrae ulteriormente quando l’immagine viene trasferita su carta: nella migliore delle ipotesi 8EV (1:250)
Il metodo elaborato a suo tempo da Ansel Adams, bilanciando esposizione e sviluppo della pellicola, si propone di riuscire a trasferire sulla stampa finale, la massima quantità di toni e dettagli presenti nella scena ripresa.

Come esposto nel post: “Esposizione - 2°parte” (clicca qui per vederlo)gli esposimetri delle fotocamere sono tarati assumendo come riferimento un valore di riflettanza del 18% (grigio medio Kodak), ma all’interno delle foto che scattiamo ci possono essere zone in piena luce con valori molto più alti e zone in ombra con valori molto più bassi. Le varie tipologie di misurazione: pesata, matrix, valutativa, cercano di ottenere un’esposizione media che, facendo affidamento sulla latitudine di posa della pellicola, riesca a riprodurre correttamente luci e ombre, e in buona parte dei casi ci riescono, ma non consentono al fotografo di avere il controllo su come saranno riprodotti in stampa i differenti toni presenti sulla scena.


Il sistema zonale divide la scala tonale presente in una stampa in 11 zone distinte, da O a X, vediamo come:


Una foto alla settimana - 34° di 52.

I fari mi hanno sempre affascinato, ma confesso che non mi sono mai chiesto quale ne sia il motivo: certamente ha una qualche influenza l'importante funzione di salvaguardia nei confronti dei naviganti, forse il ricordo di alcune storie e leggende lette durante l'infanzia, senza trascurare la naturale bellezza dei posti dove spesso sono collocati: isolotti battuti dalle onde o in cima a scogliere a picco sul mare. 

La foto di questa settimana, molto più semplicemente, è fatta sul braccio orientale della diga foranea del Porto di Cagliari:

Clicca quì se vuoi vedere l'immagine in formato più grande.


Fotocamera Canon 60D con obiettivo EF 15-85 utilizzato a 55mm.; esposizione: f/13 con 1/80sec. a 100ISO; elaborazione in bianconero con Silver Efex Pro 2 della Nik Software (vedi post sul Blog cliccando quì).

Una foto alla settimana - 33° di 52.

Una foto per ricordare il Natale 2012 e per fare a tutti gli amici lettori del blog, i miei più sentiti AUGURI per queste Feste.


Per vederla ingrandita clicca quì.

Canon 60D con EF 15-85 alla focale di 63mm.; esposizione: f/7,1 con 1/100sec. a 1000ISO.


Bianco e Nero Digitale - Lo scatto.


Coloro che si sono avvicinati per la prima volta alla fotografia solo dopo la diffusione del digitale, possono essere indotti a vedere il Bianco e Nero come una delle tante elaborazioni possibili, una scelta vintage molto di moda tra i professionisti, ma è decisamente molto di più: rappresenta l’essenza stessa della fotografia.

Nato insieme alla fotografia, il bianconero l’ha accompagnata in tutte le fasi della sua evoluzione, a partire dalle prime immagini  registrate su lastra e arrivare sino ai moderni sensori digitali.

Il legame fotografia-bianconero è talmente forte e radicato, che la famosa Leica ha progettato e immesso nel mercato a metà del 2012 la fotocamera M-Monochrom : si tratta di una macchina di altissimo livello (prezzo solo corpo circa 6000€), dotata di un sensore Full-Frame da 18Mpx, che consente di scattare esclusivamente immagini in bianconero.
La Monochrom non elabora il segnale a colori per trasformarlo in monocromatico, ma bensì memorizza quanto letto dal sensore nel suo linguaggio nativo.
Grazie all’eliminazione della matrice RGB e del filtro anti-aliasing, la Leica ha ottenuto di migliorare significativamente la risoluzione delle immagini e ampliare la gamma tonale, con risultati che si avvicinano in maniera sostanziale alla resa delle pellicole bianconero tanto amate dagli estimatori dell’analogico.
Questa sua caratteristica ha convinto persino uno dei più grandi fotografi italiani, Gianni Berengo Gardin, a usare per la prima volta una fotocamera digitale per i suoi lavori.

Alcune considerazioni sul bianconero
Difficilmente una foto a colori poco significativa, può diventare come per magia una “fantastica immagine” solo perché trasformata in bianconero: la foto in bianconero si costruisce in gran parte al momento dello scatto e non solo attraverso l’uso del fotoritocco

Dato che il colore rappresenta una componente fondamentale della nostra vista, dobbiamo compiere un notevole sforzo per comprendere anticipatamente come si modificherà l’immagine una volta che sarà convertita,  questo significa che chi vuole percorrere la strada del bianconero dovrà impegnarsi a fare tanta esperienza pratica prima di essere capace di previsualizzare quale potrà essere il risultato finale dei propri scatti.

Questa capacità è una condizione assolutamente necessaria ma non sufficiente, non dobbiamo infatti pensare che le splendide foto in bianconero che ci hanno regalato i fotografi più famosi, non siano anche il frutto di un’attenta lavorazione dopo lo scatto: che si tratti di una foto da pellicola negativa che deve essere sviluppata, modificando tempi, temperature e agitazione dei bagni chimici, o di un file Raw digitale da “sviluppare in camera chiara” e convertire tramite Camera Raw di Photoshop, è sempre indispensabile un attento lavoro di post-produzione che rinforzi ed esalti le caratteristiche di partenza dell’immagine.


Lo scatto
Se memorizzate le foto in JPG, conviene scattare sempre a colori per poi convertire in bianconero solo in fase di post-produzione, dato che la conversione fatta direttamente dalla fotocamera non è  sufficientemente personalizzabile, mentre è indispensabile poter disporre di tutte le possibili opzioni del software di fotoritocco per ottenere un risultato ottimale.
Se scegliete di memorizzate gli scatti in RAW + JPG (cosa che consiglio vivamente), potete tranquillamente settare la macchina per il bianconero, dato che questo agirà in maniera definitiva solo sul file JPG (utile per una prima valutazione), mentre il RAW conterrà comunque tutti i dati inalterati dell’immagine ripresa, compreso il colore.
In quest'ultimo caso, soprattutto nei primi periodi in cui avrete maggiore difficoltà a previsualizzare il risultato, potete avvalervi del live-view, che consentirà di giudicare meglio se quanto inquadrato posa essere o meno adatto a fornire una buona immagine per il bianconero.
Un'ottima foto nasce dallo studio attento del soggetto e delle sue caratteristiche, ma su quali aspetti dobbiamo puntare per ottenere un'immagine che sia una buona base di partenza per la conversione in bianconero?

1) Forme: chi osserva l’immagine non potrà essere attratto o distratto dai colori, non appena poserà lo sguardo sulla foto la sua attenzione sarà catturata dai contorni e dai volumi degli elementi che la compongono.
Attraverso una rapida analisi delle forme presenti su un’immagine, la nostra mente cerca possibili collegamenti con i propri ricordi per comprendere in pochi istanti quale soggetto o situazione viene rappresentata nella foto.




2) Particolari e Dettagli: il bianconero può trarre vantaggio dalle composizioni “semplici”, avvicinandoci al soggetto per inquadrare un particolare o un dettaglio dello stesso, otterremo un’immagine interessante e di immediata comprensione.



3) Geometrie: la ripetitività di forme regolari e di linee, è capace di creare effetti grafici e geometrie che l’occhio riconosce istantaneamente.




4) Texture: le trame presenti in tanti soggetti come: intonaci, murature, lastricati, tessuti, ecc., vengono messe in forte evidenza dal bianconero.




5) Luci ed ombre: il contrasto ha un ruolo fondamentale nel bianconero, le ombre aiutano a definire i contorni e le forme assumendo la stessa rilevanza delle luci.
Si ottengono gli effetti più interessanti tenendosi vicini agli estremi:

- contrasto basso per immagini delicate e a volte ricche di dettaglio;




contrasto elevato per accentuare la differenza tra le varie parti o aree della composizione ed esaltare volumi e texture.




6) Contrasto tra i colori: il contrasto non dipende solo dalle diverse luminosità ma anche da come vengono convertiti i vari colori nelle differenti tonalità di grigio. Su questo elemento si può intervenire sia in fase di ripresa, attraverso l’utilizzo di filtri colorati da anteporre all’obiettivo (schiariscono le parti del loro stesso colore, e scuriscono quelle del colore complementare), sia successivamente in fase di post-produzione quando si effettua la conversione in bianconero.






Vediamo di seguito un semplice esempio di foto a colori di una rosa, il suo colore rosso contrasta con il verde delle foglie e il marron-verde dello sfondo;







Questo è il risultato della conversione automatica in bianconero, i colori così contrastanti si sono trasformati in tonalità di grigio molto simili.






L'adozione di un filtro rosso in ripresa o il filtraggio del rosso in fase di conversione bianconero, sono in grado di far risaltare il fiore rispetto allo sfondo migliorando nettamente l'immagine.





Tenete inoltre conto di ulteriori due elementi:

L'eventuale presenza di rumore a causa della necessità di utilizzare una sensibilità particolarmente alta, non rappresenta un particolare problema, dato che risulterà essere simile alla grana presente nelle pellicole; capita spesso di vedere immagini per le quali è stato lo stesso fotografo a introdurre un effetto grana come ulteriore elemento compositivo


Per chi memorizza le foto solo in JPG, è indispensabile fare attenzione alla regolazione del bilanciamento del bianco per evitare di alterare la registrazione dei colori in fase di ripresa, una resa non naturale dei colori, ad esempio la dominante rossastra di una luce artificiale non compensata correttamente al momento dello scatto, comporterebbe un marcato appiattimento dell’immagine nella conversione in bianconero, con risultati totalmente differenti da quelli prefigurati.

Alcune riflessioni a conclusione di questo post

- La fotografia in bianconero e quella a colori non devono essere considerate in contrapposizione, ma piuttosto complementari; vi sono soggetti, riprese e generi che vengono esaltati dall’utilizzo del bianconero, e altri che danno i migliori risultati con l’utilizzo del colore, altri ancora che si prestano favorevolmente all’utilizzo di entrambe le tecniche, la scelta su quale sia la migliore per rappresentare un determinato soggetto appartiene esclusivamente al fotografo.

- Sia che la scelta cada sul colore o sul bianconero, ricordate sempre che la cura dell'aspetto tecnico è solo una condizione preliminare per ottenere delle buone immagini, ciò che conta veramente e che rende preziosa una fotografia è la storia che racchiude e l'emozione che riesce a suscitare in chi la guarda.

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