Esporre in manuale

I produttori di fotocamere fanno a gara tra loro per riuscire ad offrire dei sistemi di esposizione automatica sempre più sofisticati e affidabili, ma quando leggiamo articoli sul mondo della fotografia professionale, non di rado viene riportato che si preferisce l'utilizzo dell'esposizione manuale. Intendiamoci bene, l'automatico è di grande aiuto se non addirittura indispensabile, in tutte le situzione nelle quali non c'è il tempo utile per fare delle prove o modificare rapidamente l'esposizione, ma per quanto la nostra macchina sia dotata di programmi specifici per le varie situazioni di ripresa: ritratto, paesaggio, sport, notturno, ecc., la modalità manuale è l'unica che ci consente il totale controllo sul risultato finale.
Un altro vantaggio, per chi vuole acquisire una maggiore conoscenza in campo fotografico, è che l'esposizione manuale obbliga a valutare con attenzione le possibili situazioni di ripresa che si possono presentare, ragionare su quali regolazioni siano necessarie e verificare i risultati ottenuti, per poi correggere le scelte fatte sino a ottenere il risultato voluto.
Come riportato nei post sull'esposizione che ho inserito a settembre dello scorso anno  ( L'Esposizione - 1° parte e 2° parte ), gli esposimetri a luce riflessa si comportano in maniera eccellente nei casi di scene con contrasto medio-basso, mentre vanno in difficoltà:
- nelle scene ad alto contrasto.
- dove prevalgono marcatamente i toni chiari.
- dove prevalgono marcatamente i toni scuri.
Una delle situazioni di forte contrasto classica è quella del controluce, nella quale il soggetto è in ombra e la luce si trova alle sue spalle; per poter utilizzare un esempio concreto ho fatto alcune foto di prova in uno dei balconi di casa: la pianta ripresa è quasi totalmente in ombra, dato che la luce proviene da 3/4 posteriormente.
La lettura esposimetrica fatta con sistema Valutativo è stata:  f/5,6 con 1/500sec.: nonostante l'immagine sia abbastanza leggibile , è indubbiamente sottoesposta, come si evidenzia anche dal suo istogramma (vedi post di ottobre 2010:  "Gli Istogrammi").

Il Bianco e Nero - B&W, conversione con Photoshop.

Nel lontano 1935 venne diffusa la pellicola per diapositive Kodachorme, seguita un anno dopo dalla Agfacolor, dopo tante sperimentazioni e difficoltà ebbe così inizio l'era della moderna fotografia a colori. 
Nonostante ciò, non si è arrestata l'evoluzione tecnica delle pellicole in bianco e nero, che sono state utilizzate sino ai giorni nostri, grazie all'apprezzamento del quale hanno sempre goduto in campo amatoriale, professionale e artistico.
Ci sono tanti motivi per sentirsi legati affettivamente alle immagini in B&W:
 - I grandi maestri del passato che tutti ricordano e ammirano, ci hanno trasmesso le loro opere migliori proprio in bianco e nero;
- Chi come me si è appassionato alla fotografia  da tanto tempo, ha certamente utilizzato pellicole B&W, e probabilmente ha anche avuto modo di sperimentarne  direttamente  il  processo di sviluppo e stampa; 
- Molti dei nostri ricordi: fotografie di  genitori , nonni  e bisnonni, sono in bianco e nero (vedi foto al lato dei miei nonni paterni, ritratti a Venezia in piazza San Marco).

Oggi la fotografia digitale ci restituisce immagini a colori, ma software per l'elaborazione delle immagini come Photoshop mettono a disposizione diverse opzioni per la conversione in bianco e nero, anche se non tutte garantiscono un trasferimento ottimale delle sfumature di colore in gradazioni di grigio. Le possibilità più semplici e di rapido utilizzo sono: 
-   Selezionare "Immagine" e poi "Metodo": passando da colore RGB a scala di grigio si ottengono risultati  accettabili ma non si ha nessun controllo del processo di conversione.
-    Selezionare "Immagine" e poi "Regolazioni",  se clicchiamo su "Togli saturazione": oltre a non avere nessun controllo, il risultato sarà comunque scadente; 

possiamo invece ottenere dei risultati decisamente migliori se scegliamo il comando  "Tonalità/Saturazione", compare una finestra che consente di regolate la tonalità, la saturazione e la luminosità di tutti i colori  (composita) o di farlo per singolo canale: il metodo migliore è quello di portare la saturazione complessiva al minimo (-100), e quindi andare a regolare la luminosità per ogni singolo canale di colore.

Vediamo però, attraverso un esempio concreto (foto in basso), come si possa ottenere un bianco e nero  di ottimo livello, grazie a una ulteriore opzione che garantisce una maggiore possibilità di controllo della conversione.



Fotografare in città - 4° e ultima parte.

 - Degrado e abbandono:
Anche la più bella delle nostre città, al centro o in periferia, mostra i segni più o meno evidenti del degrado urbano: case, oggetti, animali, e a volte purtroppo anche persone, vengono abbandonate a se stesse.
A voi la scelta di utilizzare la fotografia per documentare semplicemente l'invecchiamento delle cose, cogliendo il lato ineluttabile dello scorrere del tempo, o per portare in superficie quegli aspetti di trascuratezza e disinteresse che continuano ad abbruttire la nostra presunta civiltà.


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