Obiettivi, valutazione delle prestazioni - 1° parte.

Quando si prende la decisione di comprare un obiettivo, e ci si trova di fronte a una gamma di prezzi che variano dai 110€ per un 50mm. f/1,8, ai 9000€ di un 600mm f/4, è difficile non porsi l'interrogativo su come si possa riuscire a  valutare la prestazione che è in grado di offrire un determinato prodotto in rapporto all'investimento che si sta affrontando con il suo acquisto. Le scelte progettuali degli obiettivi sono sempre il frutto di una serie di compromessi ottici, le aberrazioni non possono mai essere azzerate e la marcata correzione di una può determinare il peggioramento di un'altra, il giusto equilibrio tra le possibili correzioni unito a un processo costruttivo adeguato, è in grado di fare la differenza.
Non è semplice avere delle certezze sulla qualità delle immagini che può produrre un certo obiettivo senza una lunga serie di misurazioni e le strumentazioni adeguate, per fortuna ci sono riviste  specializzate e siti internet dei quali ci possiamo avvalere per avere informazioni utili.
Ma prima di parlare dei parametri che normalmente vengono presi in considerazione da chi fa i test sugli obiettivi, può essere utile fare una carrellata sulle  principali aberrazioni di cui soffrono le ottiche e degli altri fenomeni che influiscono sulla bontà delle immagini prodotte.

Le aberrazioni si possono dividere principalmente in due categorie:
-Cromatiche: dipendono dalla natura della luce e dalle diverse lunghezze d'onda dei colori che la compongono.
-Geometriche: dipendono principalmente dalla forma delle lenti e più in generale dalla costruzione dell'obiettivo, si verificano con la luce monocromatica e quindi indipendentemente dalla lunghezza d'onda. In qualche caso vi potrà capitare di trovarle sotto la denominazione: "Le cinque aberrazioni di Seidel", dal nome dal fisico tedesco che le classificò nel lontano 1856.

Esporre in manuale

I produttori di fotocamere fanno a gara tra loro per riuscire ad offrire dei sistemi di esposizione automatica sempre più sofisticati e affidabili, ma quando leggiamo articoli sul mondo della fotografia professionale, non di rado viene riportato che si preferisce l'utilizzo dell'esposizione manuale. Intendiamoci bene, l'automatico è di grande aiuto se non addirittura indispensabile, in tutte le situzione nelle quali non c'è il tempo utile per fare delle prove o modificare rapidamente l'esposizione, ma per quanto la nostra macchina sia dotata di programmi specifici per le varie situazioni di ripresa: ritratto, paesaggio, sport, notturno, ecc., la modalità manuale è l'unica che ci consente il totale controllo sul risultato finale.
Un altro vantaggio, per chi vuole acquisire una maggiore conoscenza in campo fotografico, è che l'esposizione manuale obbliga a valutare con attenzione le possibili situazioni di ripresa che si possono presentare, ragionare su quali regolazioni siano necessarie e verificare i risultati ottenuti, per poi correggere le scelte fatte sino a ottenere il risultato voluto.
Come riportato nei post sull'esposizione che ho inserito a settembre dello scorso anno  ( L'Esposizione - 1° parte e 2° parte ), gli esposimetri a luce riflessa si comportano in maniera eccellente nei casi di scene con contrasto medio-basso, mentre vanno in difficoltà:
- nelle scene ad alto contrasto.
- dove prevalgono marcatamente i toni chiari.
- dove prevalgono marcatamente i toni scuri.
Una delle situazioni di forte contrasto classica è quella del controluce, nella quale il soggetto è in ombra e la luce si trova alle sue spalle; per poter utilizzare un esempio concreto ho fatto alcune foto di prova in uno dei balconi di casa: la pianta ripresa è quasi totalmente in ombra, dato che la luce proviene da 3/4 posteriormente.
La lettura esposimetrica fatta con sistema Valutativo è stata:  f/5,6 con 1/500sec.: nonostante l'immagine sia abbastanza leggibile , è indubbiamente sottoesposta, come si evidenzia anche dal suo istogramma (vedi post di ottobre 2010:  "Gli Istogrammi").

Il Bianco e Nero - B&W, conversione con Photoshop.

Nel lontano 1935 venne diffusa la pellicola per diapositive Kodachorme, seguita un anno dopo dalla Agfacolor, dopo tante sperimentazioni e difficoltà ebbe così inizio l'era della moderna fotografia a colori. 
Nonostante ciò, non si è arrestata l'evoluzione tecnica delle pellicole in bianco e nero, che sono state utilizzate sino ai giorni nostri, grazie all'apprezzamento del quale hanno sempre goduto in campo amatoriale, professionale e artistico.
Ci sono tanti motivi per sentirsi legati affettivamente alle immagini in B&W:
 - I grandi maestri del passato che tutti ricordano e ammirano, ci hanno trasmesso le loro opere migliori proprio in bianco e nero;
- Chi come me si è appassionato alla fotografia  da tanto tempo, ha certamente utilizzato pellicole B&W, e probabilmente ha anche avuto modo di sperimentarne  direttamente  il  processo di sviluppo e stampa; 
- Molti dei nostri ricordi: fotografie di  genitori , nonni  e bisnonni, sono in bianco e nero (vedi foto al lato dei miei nonni paterni, ritratti a Venezia in piazza San Marco).

Oggi la fotografia digitale ci restituisce immagini a colori, ma software per l'elaborazione delle immagini come Photoshop mettono a disposizione diverse opzioni per la conversione in bianco e nero, anche se non tutte garantiscono un trasferimento ottimale delle sfumature di colore in gradazioni di grigio. Le possibilità più semplici e di rapido utilizzo sono: 
-   Selezionare "Immagine" e poi "Metodo": passando da colore RGB a scala di grigio si ottengono risultati  accettabili ma non si ha nessun controllo del processo di conversione.
-    Selezionare "Immagine" e poi "Regolazioni",  se clicchiamo su "Togli saturazione": oltre a non avere nessun controllo, il risultato sarà comunque scadente; 

possiamo invece ottenere dei risultati decisamente migliori se scegliamo il comando  "Tonalità/Saturazione", compare una finestra che consente di regolate la tonalità, la saturazione e la luminosità di tutti i colori  (composita) o di farlo per singolo canale: il metodo migliore è quello di portare la saturazione complessiva al minimo (-100), e quindi andare a regolare la luminosità per ogni singolo canale di colore.

Vediamo però, attraverso un esempio concreto (foto in basso), come si possa ottenere un bianco e nero  di ottimo livello, grazie a una ulteriore opzione che garantisce una maggiore possibilità di controllo della conversione.



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