Catturare i riflessi

Tra i tanti possibili temi che vengono affrontati nella fotografia, troviamo non di rado quello relativo ai  "Riflessi":
i giochi di luce che si creano sulla superficie dell'acqua in movimento; un panorama montano che si riflette sulla superficie calma di un lago; edifici, oggetti e persone, che si rispecchiano su qualsiasi materiale capace di restituirne l'immagine, hanno un grande fascino, vuoi per l'imprevedibilità degli effetti che si vengono a creare, vuoi perchè sono in grado di vivacizzare e rendere interessanti anche i soggetti più banali.
Trovo che in questo campo la fotografia si avvicina sensibilmente alla pittura, dalla quale mutua una costruzione dell'immagine dove il colore, le luci e le ombre, rivestono un ruolo prioritario rispetto al disegno.

Ma vediamo quali sono le principali occasioni per catturare i riflessi, e come possiamo valorizzarli.

Il mare, i laghi e laghetti artificiali si trasformano in veri e propri specchi naturali, quando la loro superficie è totalmente ferma; in questo caso si può ottenere che l'immagine riflessa sia molto vicina all'originale, con un effetto prospettico interessante.

Focale 18mm. - 1/100 - f11

Gli aspetti da tenere in considerazione sono:

- il sole non deve riflettersi direttamente sull'acqua, condizione che attenuerebbe fortemente il riflesso relativo al soggetto principale, si deve quindi cercare l'angolo di ripresa migliore provando diverse posizioni  rispetto alla superficie riflettente, sino a trovare quella che esalti l'effetto; i migliori risultati si ottengono durante le prime ore del mattino e nelle ultime della sera, quando il cielo è coperto, o se lo specchio d'acqua è in una zona in ombra.

Il diaframma ottimale

Nei due post di aprile sulla valutazione delle prestazioni degli obiettivi, parte 1 e parte 2, ho cercato di fare il punto sui difetti delle ottiche e sui criteri di misurazione che vengono adottati da chi fornisce i test relativi alla loro qualità; rimane in sospeso una domanda che spesso viene fatta dagli appassionati di fotografia, che vorrebbero poter contare su dei valori di riferimento generali, che possano in qualche forma essere considerati validi per tutti gli obiettivi: "Quale è il valore di diaframma ottimale da utilizzare?".
Fermo restando che sono le caratteristiche di progettazione di un'ottica e gli standard di produzione a determinare, sia la qualità di un obiettivo rispetto agli altri, sia quale sia il suo diaframma ottimale, si può comunque cercare di individuare - tenuto conto del comportamento delle aberrazioni e della diffrazione al chiudersi dell'apertura - , quali siano i diaframmi che con buona approssimazione sono in grado di garantire i migliori risultati.


Abbiamo infatti visto come alcune aberrazioni diminuiscono progressivamente con con la chiusura del diaframma, mentre il fenomeno della diffrazione, al contrario, aumenta esponenzialmente man mano che l'apertura del diaframma si fa più piccola; qualche decina di anni fa si diceva che il miglior bilanciamento di questi due fattori unito a una ottima risoluzione, si otteneva con un valore di diaframma pari a f9.5. Sono andato a riguardare alcune vecchie riviste che riportavano le prove degli obiettivi in produzione negli anni 70-80, ed effettivamente i diaframmi migliori erano in prevalenza f8 e f11, con le dovute eccezioni per alcuni obiettivi di luminosità e qualità molto elevata.
Ammesso quindi che quella indicazione fosse rappresentativa della media degli obiettivi standard di 30-40 anni fa, i processi produttivi  delle ottiche attuali e l'avvento del digitale avranno modificato questo valore di riferimento?

HDR - tra polemiche e potenzialità.

Mi capita spesso di imbattermi in articoli che parlano dell'HDR, nei quali il tema non è tanto la tecnica e le potenzialità insite nel mezzo, ma piuttosto l'utilizzo che ne viene fatto da parte di alcuni fotografi. 


L'HDR, acronimo di High Dynamic Range, è una tecnica che consente di riprodurre correttamente le parti di una scena che presentano forti differenze di luminosità, attraverso l'unione di più foto esposte diversamente.
La grande capacità di adattamento dei nostri occhi ci consente di percepire senza problemi immagini nelle quali ci sono differenze di ben 18 stop tra le varie zone, mentre le attuali macchine fotografiche, anche di ottimo livello, arrivano a poter registrare divari massimi di circa 11-12 stop.
Anche se non tutte le foto hanno una gamma dinamica così ampia (in tante situazioni si registrano 6-7 stop), molte volte ci sarà capitato di scattare una foto nella quale il cielo risultava fortemente sovraesposto rispetto al terreno, tanto da ridursi a una grande macchia luminosa priva di qualsiasi colore o particolare:  in casi come questi, anche la sola unione di due foto, una esposta per il cielo, e l'altra per il terreno, è in grado di restituirci un'immagine decisamente più vicina a quella che i nostri occhi hanno visto quando abbiamo deciso di scattare la foto.
Se poi eseguiamo una serie di 3 foto (+ o - 2stop), ma in situazioni di fortissimo contrasto alcuni  utilizzano anche 5-7 foto distanziate di + o - 1stop, il risultato ci sorprenderà.
Allora perché questa polemica continua sull'utilizzo dell HDR? 

Molti professionisti e fotoamatori evoluti, utilizzano l'HDR esclusivamente per ampliare la gamma dinamica e riprodurre meglio quanto osservato, evitando che

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