Una foto alla settimana - 39° di 52.

Mentre cerco l'inquadratura migliore per fotografare la facciata della chiesa di San Lucifero vengo affiancato da una persona che mi sorpassa a passo veloce e si dirige decisa verso l'ingresso. Giunto di fronte al portone, sembra improvvisamente rendersi conto che è sbarrato, un attimo di smarrimento e poi con un gesto netto, segno di un'esigenza inderogabile, si inginocchia sulla soglia d'ingresso e inizia a pregare. 



Canon 60D con EF 15-85 a 32mm.; esposizione: f/8 con 1/50sec. a 125ISO.

Una foto alla settimana - 38° di 52.

Passeggiata nella città vecchia, in uno dei quartieri storici di Cagliari: Stampace. 

Un dedalo di strade contorte, nel quale si alternano palazzetti (un tempo signorili) e sottani, portoni erosi dal tempo, scale ripide e panni stesi alle finestre. Un quartiere popolare pieno di vita e ricco di tradizioni, pronto a fare festa per il carnevale ma anche profondamente devoto a Sant'Efisio.
Proprio a ridosso della chiesa dedicata al Santo si trova il vico I S.Efisio, un budello largo poco più di un metro e mezzo; affacciandomi sulla strada ho visto arrivare una persona anziana che rientrava a passo veloce verso casa e ho deciso che la foto del vicolo sarebbe stata più interessante grazie alla sua presenza: è nata così la foto di questa settimana.



Per vedere la foto ingrandita cliccare quì.

Fotocamera Canon 60D con obiettivo Sigma 10-20, utilizzato a 16mm.; esposizione f/11 con 1/40sec. a  ISO1000. 

Il sistema zonale di Ansel Adams, parte 2° - Il digitale.


Con il sistema zonale, Ansel Adams ha fornito al fotografo le indicazioni utili per consentirgli di prevedere la relazione che intercorre tra la luminosità delle diverse zone di una scena da riprendere, e la relativa tonalità che sarà riprodotta nella stampa finale (vedi 1° parte sul sistema zonale).
Il sistema è stato studiato per essere applicato alle fotografie in bianconero, realizzate attraverso l’uso di pellicole negative piane di grande formato, e questo può indurre a pensare che non possa essere utile anche a coloro che utilizzano il digitale.
Ma se riflettiamo bene, più che uno schema da applicare rigidamente, Adams ci ha consegnato una serie di nozioni necessarie per riuscire ad avere il controllo del processo, dallo scatto all’immagine finale, entro i limiti del mezzo fotografico utilizzato.

Pertanto, si può ragionevolmente pensare di applicare gli stessi concetti anche al nuovo mezzo, pur con la consapevolezza delle profonde differenze che esistono con l’analogico. Vediamo di seguito gli aspetti salienti dei quali si deve tenere conto per trasporre il sistema sul digitale:

1) In una fotocamera digitale il singolo recettore presente nel sensore produce una carica che è direttamente proporzionale alla luce che lo colpisce: il valore più basso, prodotto nel caso di mancata esposizione, corrisponde al rumore di fondo (sempre di valore superiore allo zero); man mano che la luce aumenta, la carica del recettore cresce linearmente sino a raggiungere il suo valore massimo di saturazione, oltre il quale ulteriori incrementi di luminosità non potranno essere più recepiti, con la conseguente perdita degli eventuali dettagli presenti in quelle zone (clipping).

Questo comportamento si differenzia nettamente da quello della pellicola che presenta una curva lineare solo per i valori medi, mentre sia per i livelli  di luminosità bassi o elevati, attenua progressivamente la sua risposta, senza presentare i tagli netti caratteristici del sensore digitale (vedi immagine al lato).

Per quanto riguarda le aree meno esposte, il sensore riesce a registrare delle informazioni anche all’estremo della gamma, ma nel prendere in considerazione la possibilità concreta di utilizzare questi dati, dobbiamo tenere conto della risposta del sensore. Prendiamo come esempio un’immagine Raw a 12bit che presenti una dinamica di 6 stop, sarà codificata con un numero di valori pari a due alla dodicesima, ovvero 4096 differenti livelli, una risposta di tipo lineare implica che il livello 2048 avrà ricevuto una luce uguale alla metà di quella del 4096, questo comporta che all’interno del 1° dei 6 stop disponibili, sono presenti ben 2048 livelli, mentre l’altra metà va suddivisa tra i 5 stop restanti: il secondo stop avrà 1024 livelli, il terzo 512, il quarto 256, il quinto 128, il sesto solo 64 livelli.


Per adattare l'immagine al nostro sistema visivo (che non è lineare) viene applicata una curva di correzione della gamma, che contrae le aree in luce ed espande quelle in ombra, ma appare evidente che pur dando maggiore spazio alle zone meno esposte, queste conterranno comunque un basso numero di livelli e quindi di informazioni disponibili.
Se poi pensiamo a una scena ad alto contrasto e nella quale la dinamica può estendersi facilmente a 9 stop, scopriamo che i livelli a disposizione dell'ultimo stop sono solo 8, assolutamente insufficienti per dare un reale contributo alla qualità dell'immagine.
A quanto esposto si deve aggiungere poi, che tanto più è basso il livello di carica recepita dai recettori, tanto più il segnale da decodificare sarà influenzato negativamente dal rumore di fondo.

Dalle considerazioni esposte si deduce che per sfruttare al meglio le caratteristiche dei sensori è necessario spostare l'esposizione verso le zone a maggiore luminosità,  e contrariamente a quanto consigliato per l’analogico nel digitale è necessario:
esporre per le luci e  “sviluppare” per le ombre

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