La Composizione in fotografia - parte 2°

Nel comporre una foto si mette ordine tra tutti gli elementi grafici che si trovano all’interno dell’inquadratura, attribuendo e ciascuno di questi un peso informativo e caricando il soggetto principale della forza necessaria perché assuma il ruolo di portatore preminente del messaggio.
Ma bisogna anche tenere conto della necessità che tali informazioni arrivino in maniera efficace al pubblico al quale è destinata l’immagine, e che le differenti caratteristiche degli elementi che la compongono siano chiaramente visibili.


Una qualsiasi forma viene percepita in maniera chiara se risalta rispetto al contesto nel quale è inserita. Nel leggere un’immagine i nostri occhi si spostano continuamente tra tutti gli elementi che la compongono, soffermandosi maggiormente la dove vengono rilevate delle marcate differenze, per nitidezza, tono o colore; tanto più netto è lo stacco,  tanto più rapida sarà la lettura dell’immagine, ed esplicito il messaggio visivo in essa contenuto.

Per comprendere una forma e separarla dal contesto in cui è inserita, isolarla cioè da altre forme o oggetti, il cervello esplora l’immagine cercando di ricomporla secondo i suoi aspetti essenziali: punti, linee, curve, forme geometriche semplici, per poi tornare ad esaminare con maggiore cura quanto ha già individuato.
In una foto sono sempre identificabili questi elementi grafici elementari, a volte espliciti, ma spesso impliciti o solo accennati, che oltre ad agevolare la lettura da parte dell'osservatore, sono capaci di suscitare specifiche sensazioni.

Il Punto

che in geometria è un'entità adimensionale, in campo fotografico è rappresentato da un soggetto/oggetto isolato di piccole dimensioni rispetto all'area inquadrata; pensiamo ad esempio a una barca in mezzo al mare,...


... a una persona che passeggia in spiaggia,...


...o a un uccello che vola in lontananza nel cielo.


Nel caso di due o più Punti, il punto con peso maggiore attirerà per più tempo l'attenzione dell’osservatore; nel nostro caso il gruppo di due gabbiani vicini prevarrà rispetto al singolo.

La Composizione in fotografia - parte 1°.

Iniziamo a parlare della composizione fotografica partendo dall'inquadratura e prendendo in considerazione un componente, in apparenza banale, che rappresenta però il primo elemento attraverso il quale si prende visione della scena e si approccia la composizione di una possibile foto: il mirino

Il mirino della fotocamera ci mostra quali sono i limiti dell'inquadratura, e il suo formato (che ritroviamo identico nel sensore e poi nella fotografia scattata), influenza alcune delle scelte compositive del fotografo; in particolare sul posizionamento del soggetto/i all'interno dell'inquadratura, e sul rapporto tra questi e quant’altro sia presente nella scena ripresa.

Vediamo di seguito alcuni aspetti sul formato, sia per quanto attiene al rapporto tra i lati dell'inquadratura, sia come suo orientamento orizzontale o verticale. 

IL FORMATO



Le reflex digitali hanno sensori con dimensione 3:2, ereditato dalle fotocamere analogiche che utilizzavano la pellicola 35mm con negativo 24x36mm...


...di conseguenza anche il mirino o il display attraverso il quale si visualizzano e analizzano i soggetti, presenta lo stesso rapporto di 3:2 tra i suoi lati, e così pure le foto che saranno prodotte.  

Per migliorare la composizione è sempre possibile ritagliare l’immagine, ad esempio, un leggero ritaglio che mantenga lo stesso formato può essere a volte necessario per correggere eventuali distorsioni dell'obiettivo utilizzato, o eliminare qualche elemento di disturbo a margine di cui non c’eravamo accorti (non sempre il mirino della fotocamera mostra il 100% dell'immagine ripresa). 
Ma può capitare che le caratteristiche della scena da fotografare non si adattino al formato 3:2 (non modificabile in ripresa), e quindi si scatti la foto con la consapevolezza che in fase di elaborazione ne sarà modificato il formato, ricorrendo a alcuni standard che appaiono più confacenti con quella costruzione d'immagine.

2:1 panoramico;



4:3 meno allungato del 3:2, e che pone minori problemi rispetto alla scelta sull’orientamento orizzontale/verticale (utilizzato da fotocamere compatte, monitor meno recenti e vecchie TV) ;



1:1 quadrato, che riporta alla memoria le pellicole 6x6 delle Rolleiflex o delle Hasselblad, adatto per immagini equilibrate o simmetriche;



da alcuni viene giudicato un po’ troppo statico e quindi monotono, ma può ritrovare una sua dinamicità ponendo il soggetti lungo le diagonali.



Comunque, è sempre preferibile cercare di fare la scelta più appropriata al momento dello scatto, sia per evitare di cadere nell’errore di fotografare senza badare alla composizione, procrastinando l'analisi e le scelte al momento dell’elaborazione, sia perché il ritaglio comporta sempre una perdita in termini di risoluzione.

Nel caso poi si decida solo a posteriori di cambiare l’orientamento della foto, passando dal formato orizzontale a quello verticale o viceversa, la contrazione risulterà particolarmente pesante (oltre il 55% nella migliore delle ipotesi).




ORIZZONTALE o VERTICALE?

La nostra visione binoculare (campo visivo orizzontale maggiore di quello verticale per la parziale sovrapposizione dei campi relativi ai due occhi), ci porta a ritenere più naturale l’inquadratura orizzontale, e anche l’impugnatura della fotocamera risulta decisamente più facile rispetto a quella necessaria per l'inquadratura verticale. Questa propensione però, non deve indurre a trascurare l'importanza della scelta sull'orientamento della foto, infatti ognuna delle due possibilità si adatta maggiormente a alcuni specifici generi di fotografia.

Il formato orizzontale viene utilizzato spesso nel paesaggio...




La Composizione in fotografia - premessa.

Come ogni inizio di nuovo anno, mi sono chiesto quali argomenti trattare per primi e mi è tornata alla mente una mail ricevuta lo scorso novembre da Simona Green, una delle lettrici iscritte al Blog con la quale ho avuto il piacere di scambiare qualche opinione in merito ad aspetti riguardanti l'attrezzatura fotografica e la ripresa, che mi invitava a considerare l'idea di parlare in maniera più estesa della "Composizione".
Pur avendo pubblicato in passato qualche post in proposito, la sua richiesta mi ha indotto a riflettere sul fatto che si tratta di un argomento che merita certamente di essere approfondito, e così ho deciso di seguire il suo consiglio.
La materia è sicuramente più vasta di quanto ci si possa aspettare, sarà quindi indispensabile affrontarla per gradi e dividerla su più post; oggi volevo solo parlarvi di questa idea e fare una breve introduzione.

PREMESSA

Buona parte di coloro che si avvicinano alla fotografia, sono portati a comporre le proprie foto in maniera istintiva, e se pure alcuni mostrino, grazie a una predisposizione naturale, di riuscire a ottenere da subito dei buoni risultati, sapere anticipatamente perché una certa costruzione dell’immagine sia in grado di attirare l’attenzione di chi l’osserva, è sempre di grande aiuto.

Inizialmente si può essere tratti in inganno dalla facilità e rapidità con la quale è possibile scattare una foto, trascurando il fatto che nella mente di un bravo fotografo, in quel breve istante che precede la pressione del pulsante di scatto, si attivano una serie di automatismi che non provengono solo dalle sue doti naturali, ma attingono a tutte quelle conoscenze ed esperienze maturate in anni di applicazione, lavoro e passione.
Non va dimenticato poi, che gran parte delle splendide foto realizzate dai grandi interpreti della fotografia non sono scattate al volo, ma bensì il frutto di una precisa e attenta pianificazione, dove il breve momento di esecuzione dello scatto rappresenta solo l’atto conclusivo di un accurato studio sullo scenario e sulle possibili condizioni di ripresa.

Ansel Adams
Devid Clapp
Steve McCurry
Elliot Erwitt

Nonostante ciò, l’aspetto relativo alla composizione delle foto viene spesso relegato in secondo piano, soverchiato dalla grande rilevanza attribuita alle caratteristiche tecniche dell’attrezzatura fotografica, che nella mente di molti diventa, erroneamente, l’elemento fondamentale per ottenere delle belle immagini.

La bontà dei sistemi automatici di cui sono dotate le moderne fotocamere, consente anche alla persona inesperta di produrre una buona percentuale di foto tecnicamente accettabili: messa a fuoco, esposizione e colori corretti, ma non sono di alcun aiuto quando si tratta di trovare la combinazione capace di valorizzare la scena ripresa, e tanto meno di trasmettere le sensazioni che ha provato il fotografo nel vederla e che lo hanno spinto a scattare quella foto.

Affidandosi solo al proprio intuito, si corre il rischio di concentrare l’attenzione esclusivamente sui soggetti che ci appaiono belli o interessanti, trascurando totalmente come verranno ripresi. Intendiamoci, il soggetto è ovviamente la componente più importante di una foto, ma è indispensabile imparare a osservare con attenzione tutto ciò che risulta compreso all’interno dell'inquadratura, e quale sia l’impatto di ogni singolo elemento sull’immagine finale. 

E' bene comunque sottolineare, sin dalle prime battute di questa esposizione, che: le regole compositive non sono dei dogmi e non consentono di fornire una facile soluzione per qualsiasi problema, rappresentano semplicemente delle indicazioni utili per dare ordine e forza agli elementi grafici che compongono l’inquadratura. Per riuscire a ottenere dei risultati che ci diano soddisfazione e che raccolgano l'apprezzamento degli altri, è sempre indispensabile trovare il giusto equilibrio tra la tecnica e la creatività.

Proprio dall'inquadratura ripartiremo nel prossimo post, proseguendo il percorso sulla "Composizione". A presto.


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