Il nuovo "Giardino Sotto le Mura" a Cagliari.

Con un'opera di recupero dell'area di via Regina Elena compresa tra le mura del Bastione di San Remy e il Terrapieno, venerdì 28 marzo è stato inaugurato il nuovo "Giardino Sotto le Mura", un percorso di circa 500 metri di lunghezza, che parte dalla Passeggiata Coperta del Bastione e arriva sino al parcheggio Apcoa, con un'estensione complessiva di 6500 metri quadri.


Nel giardino fanno bella mostra sette sculture donate da Pinuccio Sciola, 


tre delle opere sono inserite in vasche con acqua e rappresentano per l'artista altrettante visioni della città. 







Spostandosi verso la parte finale del giardino si può vedere un'altra opera di Sciola, 




posizionata poco prima del palco appartenente al restaurato teatrino dell'emiciclo progettato nel 1933 dall'architetto Ubaldo Badas.






Al centro, insieme a un'altra delle sculture di Sciola, 



troviamo un edificio che ospiterà il punto di ristoro,  


e al suo lato, un passaggio nelle mura attraverso il quale è possibile raggiungere attraverso una scala il contrafforte... 


...e proseguire la passeggiata al livello superiore, ammirando il giardino dall'alto; 






tra qualche mese, l'ascensore che porta alla terrazza del Bastione, farà una fermata intermedia per consentire alle persone di scendere anche al livello del contrafforte.


Il progetto realizzato ha consentito di rendere il giardino totalmente accessibile ai disabili.

Mentre scattavo le foto ho avuto modo di sentire tantissimi commenti positivi e constatare l'apprezzamento dei Cagliaritani per questo nuovo giardino (che condivido pienamente), ma ho anche notato alcuni atteggiamenti che francamente mi hanno infastidito:

- alcune critiche incomprensibili, probabilmente fini a se stesse e dovute solo alla volontà di contrapporsi a qualsiasi opera realizzata (oggi è molto di moda andare contro tutti e tutto), del tipo: "Ma...è veramente poca cosa, non si sono accorti che è troppo stretto?" (magari potevano buttare giù le mura o chiudere la via Regina Elena al traffico); oppure: "Perchè hanno usato questa pietra bianca, non mi piace e sicuramente costa un sacco di soldi?" (evidentemente non hanno mai fatto caso al fatto che tutto il Bastione è completamente realizzato in pietra calcare); ma anche: "Una porcheria come la Passeggiata Coperta!"; scusi, ma perchè secondo lei la Passeggiata Coperta è una porcheria?, risposta: "Ma ha sentito che acustica schifosa? Dovevano lasciarla aperta, come era in origine." (peccato che senza la chiusura degli archi non avrebbe potuto ospitare le manifestazioni che si sono tenute negli anni passati).

- il disinteresse di alcuni genitori, che consentivano senza alcuna remora ai loro bambini di salire e camminare sopra le vasche delle opere di Pinuccio Sciola, e in qualche caso addirittura di agitarne l'acqua con dei rami, presi non si sa dove e come (per fortuna subito richiamati dal personale di sorveglianza, presente e attento, sia nel fornire informazioni ai visitatori, sia nel vigilare su eventuali comportamenti scorretti).

Per quanto mi riguarda, posso solo dire che l'opera realizzata va nella direzione giusta, restituendo ai cittadini uno spazio abbandonato da troppi anni, un ulteriore tassello che si aggiunge alla riqualificazione del centro storico e più in generale della città. Spero solo che la Passeggiata Coperta venga riaperta presto, consentendo così di completare i collegamenti tra le strutture e allargare la fruibilità di tutto il complesso a cittadini e turisti.

Dato però che sono abituato a osservare criticamente le cose, mi sento di segnalare una mancanza che attiene sia al decoro che alla sicurezza: le scale che portano dalla terrazza sovrastante il parcheggio Apcoa al nuovo giardino, e che ho notato venivano utilizzate da diverse persone, versano in condizioni pietose. 




So bene che rimettere a posto quella terrazza, rimediando ai tanti danneggiamenti dei vandali, è sicuramente complicato e oneroso (anche se spero che faccia parte di un successivo lotto del progetto), ma ripulire dall'immondezza e dalle sterpaglie quelle due rampe di scale era decisamente semplice e sopratutto doveroso.

La Composizione in fotografia - parte 2°

Nel comporre una foto si mette ordine tra tutti gli elementi grafici che si trovano all’interno dell’inquadratura, attribuendo e ciascuno di questi un peso informativo e caricando il soggetto principale della forza necessaria perché assuma il ruolo di portatore preminente del messaggio.
Ma bisogna anche tenere conto della necessità che tali informazioni arrivino in maniera efficace al pubblico al quale è destinata l’immagine, e che le differenti caratteristiche degli elementi che la compongono siano chiaramente visibili.


Una qualsiasi forma viene percepita in maniera chiara se risalta rispetto al contesto nel quale è inserita. Nel leggere un’immagine i nostri occhi si spostano continuamente tra tutti gli elementi che la compongono, soffermandosi maggiormente la dove vengono rilevate delle marcate differenze, per nitidezza, tono o colore; tanto più netto è lo stacco,  tanto più rapida sarà la lettura dell’immagine, ed esplicito il messaggio visivo in essa contenuto.

Per comprendere una forma e separarla dal contesto in cui è inserita, isolarla cioè da altre forme o oggetti, il cervello esplora l’immagine cercando di ricomporla secondo i suoi aspetti essenziali: punti, linee, curve, forme geometriche semplici, per poi tornare ad esaminare con maggiore cura quanto ha già individuato.
In una foto sono sempre identificabili questi elementi grafici elementari, a volte espliciti, ma spesso impliciti o solo accennati, che oltre ad agevolare la lettura da parte dell'osservatore, sono capaci di suscitare specifiche sensazioni.

Il Punto

che in geometria è un'entità adimensionale, in campo fotografico è rappresentato da un soggetto/oggetto isolato di piccole dimensioni rispetto all'area inquadrata; pensiamo ad esempio a una barca in mezzo al mare,...


... a una persona che passeggia in spiaggia,...


...o a un uccello che vola in lontananza nel cielo.


Nel caso di due o più Punti, il punto con peso maggiore attirerà per più tempo l'attenzione dell’osservatore; nel nostro caso il gruppo di due gabbiani vicini prevarrà rispetto al singolo.

La Composizione in fotografia - parte 1°.

Iniziamo a parlare della composizione fotografica partendo dall'inquadratura e prendendo in considerazione un componente, in apparenza banale, che rappresenta però il primo elemento attraverso il quale si prende visione della scena e si approccia la composizione di una possibile foto: il mirino

Il mirino della fotocamera ci mostra quali sono i limiti dell'inquadratura, e il suo formato (che ritroviamo identico nel sensore e poi nella fotografia scattata), influenza alcune delle scelte compositive del fotografo; in particolare sul posizionamento del soggetto/i all'interno dell'inquadratura, e sul rapporto tra questi e quant’altro sia presente nella scena ripresa.

Vediamo di seguito alcuni aspetti sul formato, sia per quanto attiene al rapporto tra i lati dell'inquadratura, sia come suo orientamento orizzontale o verticale. 

IL FORMATO



Le reflex digitali hanno sensori con dimensione 3:2, ereditato dalle fotocamere analogiche che utilizzavano la pellicola 35mm con negativo 24x36mm...


...di conseguenza anche il mirino o il display attraverso il quale si visualizzano e analizzano i soggetti, presenta lo stesso rapporto di 3:2 tra i suoi lati, e così pure le foto che saranno prodotte.  

Per migliorare la composizione è sempre possibile ritagliare l’immagine, ad esempio, un leggero ritaglio che mantenga lo stesso formato può essere a volte necessario per correggere eventuali distorsioni dell'obiettivo utilizzato, o eliminare qualche elemento di disturbo a margine di cui non c’eravamo accorti (non sempre il mirino della fotocamera mostra il 100% dell'immagine ripresa). 
Ma può capitare che le caratteristiche della scena da fotografare non si adattino al formato 3:2 (non modificabile in ripresa), e quindi si scatti la foto con la consapevolezza che in fase di elaborazione ne sarà modificato il formato, ricorrendo a alcuni standard che appaiono più confacenti con quella costruzione d'immagine.

2:1 panoramico;



4:3 meno allungato del 3:2, e che pone minori problemi rispetto alla scelta sull’orientamento orizzontale/verticale (utilizzato da fotocamere compatte, monitor meno recenti e vecchie TV) ;



1:1 quadrato, che riporta alla memoria le pellicole 6x6 delle Rolleiflex o delle Hasselblad, adatto per immagini equilibrate o simmetriche;



da alcuni viene giudicato un po’ troppo statico e quindi monotono, ma può ritrovare una sua dinamicità ponendo il soggetti lungo le diagonali.



Comunque, è sempre preferibile cercare di fare la scelta più appropriata al momento dello scatto, sia per evitare di cadere nell’errore di fotografare senza badare alla composizione, procrastinando l'analisi e le scelte al momento dell’elaborazione, sia perché il ritaglio comporta sempre una perdita in termini di risoluzione.

Nel caso poi si decida solo a posteriori di cambiare l’orientamento della foto, passando dal formato orizzontale a quello verticale o viceversa, la contrazione risulterà particolarmente pesante (oltre il 55% nella migliore delle ipotesi).




ORIZZONTALE o VERTICALE?

La nostra visione binoculare (campo visivo orizzontale maggiore di quello verticale per la parziale sovrapposizione dei campi relativi ai due occhi), ci porta a ritenere più naturale l’inquadratura orizzontale, e anche l’impugnatura della fotocamera risulta decisamente più facile rispetto a quella necessaria per l'inquadratura verticale. Questa propensione però, non deve indurre a trascurare l'importanza della scelta sull'orientamento della foto, infatti ognuna delle due possibilità si adatta maggiormente a alcuni specifici generi di fotografia.

Il formato orizzontale viene utilizzato spesso nel paesaggio...




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