Gli Stile Foto o Picture Style di Canon

Tra le possibili regolazioni presenti nelle reflex della Canon, troviamo una serie di pre-impostazioni chiamate "Stile Foto" o "Picture Style", che consentono di adattare la resa delle immagini al tipo di foto o soggetto.
E' indispensabile chiarire subito che queste impostazioni agiscono e rimangono legate indissolubilmente ai file JPEG (e ai file video) al momento della ripresa, mentre nel caso dei file RAW vengono semplicemente conservate assieme ai dati della foto utilizzandoli solo per la visualizzazione dell'anteprima, anche se possono essere successivamente modificati e applicati (al momento del salvataggio in jpeg), attraverso il software Digital Photo Professional (DPP), che Canon mette a disposizione per la post-produzione delle foto. 
Per questo motivo, l'impiego degli Stile Foto, è utile a chi salva le foto esclusivamente in jpeg, o pur optando per il salvataggio in doppio, raw+jpeg, vuole poter contare sul fatto che buona parte delle immagini scattate possano essere utilizzabili subito senza intervenire con ulteriori elaborazioni.

Per selezionare uno Stile Foto in maniera veloce, premete il tasto "Q" della nostra reflex Canon e selezionate sul display l'icona relativa (vedi riquadro giallo)...


...quindi confermate la scelta attraverso il tasto "SET", al centro del Multicontroller , e avrete accesso al pannello degli stili.









Nella fotocamere prodotte negli ultimi anni, Canon ha standardizzato e reso disponibili in macchina un gruppo di 7 Stile Foto:
A:  Auto
S:  Sandard
P:  Ritratto
L:  Paesaggio
N:  Neutro
F:  Immagine Fedele
M: Monocromo

Potete notare che nel display compaiono ulteriori opzioni contraddistinte dai numeri 1, 2 e 3, nelle quali è possibile memorizzare tre ulteriori stili con regolazioni personalizzate.

Vediamo di seguito una breve descrizione di ciascuno "Stile" con una foto d'esempio. L'immagine che trovate in basso è l'inquadratura che è stata utilizzata, con evidenziato (tracciato in rosso) l'ingrandimento che si è reso necessario per apprezzare meglio le differenze:


Per vedere le foto ingrandite basta cliccarci sopra con il mouse. 

Metodo Brenizer: Obiettivi Virtuali.

Le immagini nelle quali il soggetto si staglia ben nitido grazie a una messa a fuoco corretta, mentre tutto quanto attorno risulta fortemente sfocato, possono essere annoverate tra quelle che oggi vengono maggiormente apprezzate dal pubblico. 

Per ottenere un risultato che sia d'effetto, dobbiamo poter contare su una ridottissima profondità di campo e quindi avere a disposizione degli obiettivi particolarmente luminosi.

Nell'ambito delle ottiche full-frame, è possibile trovare obiettivi compresi tra i 35 e gli 85mm. con apertura f/1.4 a un prezzo abbordabile, ma se volessimo acquistare un grandangolare come il 24mm. con analoga apertura, scopriremo che per il Canon serie L dobbiamo spendere almeno 1500€, per l'equivalente Nikon non ne bastano 2000€, per non parlare delle ottiche Leica che spuntano prezzi tra i 6000 e i 7000€.
Dobbiamo considerare inoltre che gli obiettivi grandangolari costringono a stare molto vicini al soggetto, accentuando così l'effetto prospettico, caratteristica che può non essere adatta per alcuni generi di fotografia, come ad esempio nel campo della ritrattistica.

Ryan Brenizer, fotografo matrimonialista, ha reso noto un metodo (che da quel momento ha preso il suo nome), attraverso il quale si ottengono immagini che presentano un ampio angolo di ripresa associato a un forte sfocato sullo sfondo; non si tratta di una novità assoluta in campo digitale, dato che troverete delle analogie con quanto già visto per le foto panoramiche, ma Brenizer è stato quello che ha studiato il metodo e l'ha portato a conoscenza dei più. (vedi nel suo sito: Ryan Brenizer Photography)

Ryan utilizza un medio tele luminoso a tutta apertura (il preferito è l'85mm. f/1.4), con il quale scatta una lunga serie di foto partendo dal soggetto principale per poi interessare tutto quanto gli sta attorno, quindi unisce tutti gli scatti attraverso Photoshop.
In questa maniera ottiene un'immagine ad altissima risoluzione, che vista l'estensione presenta un'angolo di ripresa tipico di un obiettivo grandangolare e una profondità di campo estremamente ridotta (equivalente a quella che risulterebbe con l'utilizzo di un diaframma ancora più aperto di quello impiegato), mantenendo comunque l'effetto prospettico dell'85mm.

La foto che vedete più avanti, si riferiscono a una delle prove che ho voluto fare per valutare le difficoltà che sorgono nell'applicazione di questo metodo.
Dato che non posseggo obiettivi con quella luminosità e che volevo solo fare un test, mi sono accontentato del Canon 50mm. f/1.8.
Peraltro, anche nelle tante foto pubblicate sul sito di Brenizer (non solo sue), si può notare come siano stati usati vari obiettivi a partire proprio da un 50 f/1.8, toccando tutte le focali da 85 sino a un 200mm., con aperture che vanno da un massimo di f/1.2 a un minimo di f/2.8 nel caso di un 70-200.

La foto in basso è il risultato di un singolo scatto fatto con il cinquantino Canon a poco più di un metro di distanza:


In questo test mi è stata d'aiuto una giovane universitaria, Carla Porcu, che approfittando della bella giornata stava studiando nel terrapieno di viale Regina Elena a Cagliari. Gentilmente si è prestata a farmi da modella e pertanto le devo i miei più sentiti ringraziamenti per il tempo dedicato e la pazienza avuta.

Nell'immagine che segue, ho cercato di darvi l'idea di come mi sono mosso per ottenere la sequenza di foto necessarie: in totale 15 scatti (5 in larghezza per 3 in altezza) sovrapposti tra loro per poco meno di 1/4 (si può anche scegliere di farle sovrapporre per 1/3, ma questo comporta la necessità di scattare un maggior numero di foto per coprire la stessa area). 


Un numero elevato di scatti è in grado di garantire un miglior risultato quando si va ad assemblare le varie parti che andranno a comporre l'immagine finale, ma rammentate che tante più sono le foto che devono essere lavorate, tanto maggiore dovrà essere la capacità di elaborazione del computer per portare a buon fine il processo. 

Questo è il risultato finale che ho ottenuto: equivale a quello che si avrebbe attraverso un grandangolo da 26mm. con apertura f/0,94  (cliccate sulla foto per vederla ingrandita):


Riepiloghiamo le indicazioni relative alla ripresa:

- In queste prove ho effettuato gli scatti a mano libera, ma può essere utile l'utilizzo di un cavalletto con testa a sfera, che attraverso un movimento fluido aiuta a mantenere inalterato l'asse attorno al quale ruota la fotocamera per eseguire la sequenza di foto. 

- Utilizzate l'esposizione in "Manuale", impostando il diaframma alla massima apertura e regolando i tempi per ottenere la corretta esposizione sul soggetto principale.

- Impostate anche la messa a fuoco in "Manuale" e selezionate la lettura con il solo punto centrale (più precisa), mettete a fuoco il soggetto e scattate la prima foto.

- Proseguite scattando l'intera sequenza di foto seguendo un andamento a spirale che vi consenta di coprire tutta l'area attorno al soggetto (sovrapposizione foto tra 1/4 e 1/3).


Vediamo ora, attraverso un secondo esempio, tutte le fasi che riguardano l'elaborazione da eseguire con photoshop:

Il laghetto del Parco di Terramaini in secca, abbandonato da fenicotteri e cavalieri d'Italia.

L'ultima volta che avevo fatto una passeggiata nel Parco di Terramaini erano i primi di giugno. 


Percorrendo il lungo ponte in legno, che come un serpentone costeggia il laghetto omonimo,... 


...mi ero fermato ad ammirare il numeroso gruppo di fenicotteri, che si spostava lentamente in lungo e in largo, dragando il fondo melmoso e filtrando l'acqua salmastra alla ricerca costante di nutrimento.



A ridosso del ponte, si potevano vedere a occhio nudo i cavalieri d'italia, che incuranti del continuo andirivieni delle persone, avevano nidificato e covavano pazientemente le uova. 


Poco distante, alcuni pulli sgambettavano nell'acqua bassa, già parzialmente indipendenti dalle cure dei genitori, che pure non mancavano ti continuare a tenerli d'occhio con grande attenzione, lanciando di quando in quando impetuosi richiami a chi si allontanava troppo.



Ieri sono tornato al Parco, scoprendo che buona parte del laghetto e in secca: nella residua pozza presente al centro non c'è traccia di fenicotteri, cavalieri d'italia o altri uccelli acquatici, mentre tutt'attorno risaltano i colori rossastri dei sali iodati, residuo dell'evaporazione di buona parte delle acque.


Eppure, ai confini del parco scorre il Riu Saliu, le cui acque non sembrano aver risentito particolarmente della stagione stagione estiva, peraltro molto meno calda del solito.


Possibile che nessuno si sia accorto del problema per tempo e abbia cercato di porvi rimedio? 
Mi interessa relativamente l'aspetto estetico o quello della puzza  (come lamentato da alcuni cittadini su castedduonline), la cosa assurda e che per  l'incuria stiamo rischiando di giocarci in pochi mesi un'area faunistica, che pur nella ridotta dimensione, stava contribuendo a valorizzare la nostra città dal punto di vista naturalistico.

Ho letto che Claudio Cugusi, consigliere di maggioranza, ha presentato un'interrogazione in Consiglio Comunale, sottolineando la valenza turistica dell'intero compendio Terramaini-Molentargius e Santa Gilla; ma pur condividendo la necessità di accelerare la realizzazione dei lavori previsti, non posso fare a meno di considerare, ancora una volta, che non basta concentrare tutte le attenzioni e le risorse nella realizzazione di nuove opere, quasi sempre i problemi sorgono per l'incapacità di gestirle una volta portate a termine. Ogni nuova realizzazione richiede sin dalla fase progettuale, un'attenta programmazione per quanto riguarda la sorveglianza e la manutenzione, deve poter contare su personale preparato che sia in grado di garantire la massima rapidità d'intervento nel caso di problemi di rilievo o inerenti la sicurezza.

Nel caso di Terramaini tutto questo non sta avvenendo, bisogna domandarsi il perché e porvi rimedio; ma è indispensabile intervenire immediatamente, ripristinando gradatamente il livello normale delle acque e predisponendo dei dispositivi che consentano di intervenire in tal senso ogni volta che si renda necessario, magari attingendo dal vicino Riu Saliu.

Alle voci che si contrappongono a chi protesta, sottolineando che essendo uno stagno naturale e non un laghetto, è normale che il livello delle acque si abbassi d'estate, vorrei far notare che tutti gli stagni naturali sono comunque alimentati da fonti di vario tipo, e non dalla sola acqua piovana. Peraltro, il fenomeno quest'anno appare particolarmente marcato, indice che l'acqua che alimenta lo stagno (basta guardare bene e si vedono i rivoli in diversi punti) sta trovando maggiori difficoltà a confluirvi, e quindi va studiato un intervento idoneo per non rischiare di perdere totalmente lo stagno.

Vogliamo rivedere il laghetto del Parco di Terramaini, ancora una volta popolato da fenicotteri, cavalieri d'italia, e ogni altra specie che possa vivere e svilupparsi in quell'abitat. 




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