FATTE COSI': Flash dedicato in interni.

Lo scatto di cui voglio parlarvi questa settimana fa parte di un gruppo di foto che sono state realizzate durante una festa di compleanno il mese scorso. La bambina ritratta è la sorellina del festeggiato.

Situazione e luogo di ripresa
La foto è stata scattata intorno alle 20.00 all'interno della stanzetta nelle quale i bambini stavano giocando insieme ad altri piccoli amici, muovendosi animatamente, buttandosi per terra e saltando da un letto all'altro.
Una situazione che richiedeva tempi di scatto veloci per riuscire a evitare il mosso e grande rapidità nel cogliere l'attimo in cui, per una frazione di secondo, si poteva avere l'opportunità di portare a casa un buon ritratto.

Condizioni di ripresa
L'ambiente era illuminato da una lampada fluorescente a basso consumo e parzialmente dalla luce che ancora filtrava da una portafinestra nonostante il sole oramai basso sull'orizzonte.

Se mettiamo insieme la bassa luminosità ambientale e la necessità di bloccare dei soggetti che difficilmente staranno in posa per più di una frazione di secondo, siamo di fronte alla classica condizione di ripresa nella quale viene istintivo pensare che sia indispensabile fare ricorso all'aiuto del flash.

Un buon numero di fotocamere reflex sono dotate di un flash integrato posizionato sopra il pentaprisma, che si apre e attiva premendo il pulsante contraddistinto dalla classica icona a "saetta" presente al lato del corpo macchina (vedi immagine in alto).

Se in qualche occasione avete provato ad utilizzare il flash integrato della vostra fotocamera, vi sarete subito resi conto che è poco potente (NG "numero guida" 12-13) e sopratutto che la luce prodotta è estremamente dura. La motivazione risiede nel fatto che la fonte di emissione della luce è estremamente piccola (immagine a sinistra) rispetto alla dimensione del soggetto che deve illuminare.
Se state fotografando all'interno di una stanza, nei muri alle spalle del soggetto si genereranno ombre molto scure; se siete in un ambiente particolarmente ampio, per esempio una chiesa, tutto ciò che è dietro il soggetto sarà immerso nel buio.
Inoltre, capiterà molto facilmente che si verifichi il problema degli occhi rossi, perché il flash è subito sopra l'obiettivo, quasi in asse con gli occhi del soggetto, e il lampo diretto riesce ad illuminare il fondo della retina.
A causa di questi limiti, buona parte degli appassionati di fotografia ricorrono al flash integrato esclusivamente nel caso in cui si trovino nella condizione di non avere altre alternative.

E' possibile ottenere dei risultati decisamente migliori se al posto del piccolo flash integrato si utilizza un'unità flash esterna dedicata.
I principali vantaggi con un flash esterno sono:

- una potenza decisamente maggiore, con un Numero Guida da 3  a 5 volte più alto del flash integrato;

-  la testa del flash orientabile in tutte le direzioni (vedremo più avanti la sua utilità);


- una parabola che si posiziona a un'altezza almeno doppia rispetto a quella dell'integrato (di massima sufficiente per evitare gli occhi rossi).

L'errore però che alcuni commettono è quello di utilizzare il flash esterno nella stessa maniera di quello integrato, ovvero sparando il lampo dritto in faccia al soggetto.

Nonostante la superficie di emissione dei flash dedicati sia sicuramente maggiore (5-7 volte rispetto a quello integrato), è ancora abbastanza piccola rispetto alle dimensioni del soggetto, quindi la luce emessa sarà comunque dura e le ombre saranno ancora molto evidenti. Inoltre il soggetto fotografato sarà infastidito a ogni scatto dalla forte di luce del lampo che lo investe frontalmente  all'altezza degli occhi accecandolo (immagine al lato).

La soluzione è quella di sollevare la parabola verso l'alto per indirizzare la luce sul soffitto e/o girarla lateralmente verso una parete, così che venga diffusa in tutte le direzioni diventando molto più morbida e nettamente meno fastidiosa per le persone che vengono riprese.
(confronta l'immagine a sinistra con quella precedente dove il flash era frontale).

Un ulteriore aiuto viene dal pannellino bianco estraibile che indirizza una piccola quantità di luce in avanti, utile per schiarire parzialmente le ombre sotto occhi, naso e mento, e creare un punto di luce nell'iride.

FATTE COSI': Il Panning per trasmettere il movimento.

La foto che vi propongo oggi è stata realizzata durante una prova di Triathlon che si è svolta la scorsa settimana a Cagliari. 

Durante la frazione in bicicletta, mi sono spostato più volte lungo i percorso, sino a fermarmi nella lunga discesa di Viale Regina Margherita con l'intento di riprendere gli atleti nel tratto più veloce di gara.

- Situazione e luogo di ripresa

Uno dei primi scatti che ho realizzato mostra i concorrenti che hanno iniziato ad affrontare la discesa, un'immagine soddisfacente perché grazie all'inclinazione delle biciclette in primo piano che stanno impostando la curva verso destra e la grinta dell'atleta in testa, riesce in qualche modo a trasmettere la sensazione di competizione tra i ciclisti.


Lo scatto che segue riprende invece un atleta che alla fine della curva affronta il lungo tratto in discesa dove la pendenza è massima. Ho deciso subito che questa immagine non mi piaceva per niente, dato che non riesce a trasmettere la sensazione di movimento della bicicletta che era lanciata a forte velocità. 



- Condizioni di ripresa

La giornata è nuvolosa e per bloccare i ciclisti sto utilizzando 1/800 sec. a 640 ISO, una regolazione che mi consente di tenere il diaframma a f8, un’apertura che con il mio obiettivo 70-300mm. mi da un margine di sicurezza sulla messa a fuoco pur distaccando i ciclisti in primo piano da quelli che seguono.
Volendo congelare l'immagine dei concorrenti nel punto più veloce, avrei dovuto incrementare leggermente la sensibilità per portare i tempi  a 1/1000- 1/1250 sec., ma il mio intento era quello di riuscire a rendere visibile la velocità con la quale scendevano gli atleti, e per farlo dovevo utilizzare la tecnica del panning


- Realizzazione dello scatto

Ho portato la sensibilità a 200 ISO, impostando la fotocamera a priorità di tempi e provando a utilizzare 1/160 sec.: un tempo di scatto che può sembrare ancora abbastanza rapido, ma ho tenuto conto che la velocità con cui affrontavano la discesa i ciclisti era decisamente elevata.

La scelta del tempo di scatto da utilizzare dipende principalmente dalla velocità del soggetto e dalla sua distanza dalla fotocamera, orientativamente si può iniziare da un tempo che sia 6-8 volte più lungo di quello necessario per bloccare il soggetto (se serviva 1/1000 sec. si proverà a partire da 1/160 a 1/125 sec., per poi allungare progressivamente i tempi se il risultato non soddisfa).

Basandomi sul comportamento degli atleti, ho messo a fuoco nel punto della strada che normalmente veniva scelto da tutti  per affrontare la discesa, quindi ho spostato il selettore della messa a fuoco su “Manuale”.

La focale utilizzata era vicina ai 200mm., per stringere maggiormente l'inquadratura rispetto alla foto precedente, ma che lasciava comunque un discreto spazio attorno al ciclista, così da garantirmi un qualche margine d'errore.

Come il ciclista ha affrontato la curva ho iniziato a inquadrarlo nel mirino, per poi ruotare busto e bacino seguendolo nel suo movimento, quando si è trovato alla mia altezza ho scattato la foto.


- Immagine finale


Se non si ha certezza del punto in cui transiterà il soggetto si può utilizzare la messa a fuoco automatica impostata su punto singolo e in modalità continua (su Canon: AI Servo per soggetti in movimento), avendo l’accortezza di disabilitare lo stabilizzatore che, per gran parte degli obiettivi, finirebbe col contrastare l’azione d'inseguimento del soggetto.

Non è detto che il risultato sia soddisfacente già dal primo tentativo, bisogna infatti prendere dimestichezza con il movimento necessario per seguire il soggetto, che deve essere il più possibile fluido e proseguire per un attimo anche dopo che si è sollevato il dito dal pulsante di scatto.
Per aumentare le possibilità di ottenere un'immagine valida, si può impostare lo scatto continuo, ma se non si è fatta abbastanza pratica nel seguire il soggetto in movimento, non basta per ottenere dei risultati certi.


- Post-produzione

La prima operazione è stata quella di ritagliare l'immagine (avevo optato per un'inquadratura un po più ampia che adesso torna utile),  per eliminare l'albero che rappresenta un elemento di disturbo e correggere l'inclinazione.

Per sottolineare maggiormente il soggetto rispetto allo sfondo in movimento ho utilizzato il “Pennello di regolazione” di CameraRaw incrementando leggermente la chiarezza e la nitidezza su atleta e bici, escludendo le ruote che contribuiscono con il loro mosso a dare la giusta sensazione di velocità.


Vi ricordo che cliccando sulle foto con il tasto sinistro del mouse le potete guardare con una risoluzione maggiore.

Condividere le proprie esperienze.

Ogni volta che affronto un nuovo tema, non posso fare a meno di cercare il maggior numero di informazioni possibili: sempre più spesso su internet, ma se mi è possibile sopratutto su libri e riviste. 

Uno dei fotografi che mi ha attirato sin dalle prime letture, per la sua maniera scanzonata di affrontare la materia e l'approccio marcatamente improntato alla pratica, è Scott Kelby.

Nei suoi primi quattro libri dedicati alla fotografia digitale, ha sempre inserito come ultimo capitolo quelle che lui chiama "Ricette fotografiche" ovvero "semplici ingredienti per ottenere il risultato", nelle quali mostra un'immagine e spiega come l'ha ottenuta. 
Questa formula è piaciuta così tanto che il quinto libro della serie è stato realizzato interamente così.

Nessuna pretesa da parte mia di proporre delle "ricette per realizzare in breve tempo scatti da professionista" come Kelby, che oltre a essere un rinomato fotografo di fama internazionale è anche campione mondiale di vendite e autore pluripremiato per i suoi testi sulla fotografia, ma dato che cercavo da tempo qualche argomento da inserire su questo blog, ultimamente trascurato, ho pensato di provare a proporvi periodicamente uno dei miei scatti, spiegando in due paginette come l'ho ottenuto. 
Insomma una maniera semplice per continuare a condividere con voi le mie esperienze in campo fotografico. 
Non utilizzerò il termine ricette per evitare che qualcuno possa essere indotto a pensare che voglia davvero provare a emulare Scott (vedi...lo chiamo già per nome), ma davanti a ogni titolo del post che illustra una foto troverete la dicitura "FATTE COSI'"

A prestissimo.


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