Canon EOS 90D e M6 mark II


Sono state presentate le nuove APS-C di Canon che si basano su un rinnovato sensore CMOS Dual Pixel da 32,5 megapixel. Le prime prove non ufficiali sulla gamma dinamica (cgarcia, a contributor over at the FredMiranda.com), nonostante i pixel più piccoli rispetto al sensore montato sul precedente modello 80D, mostrano un netto miglioramento su tutta l'estensione delle sensibilità. Il test ha rilevato solo un piccolo guadagno di circa 0,25 EV a 100 ISO, ma che aumenta progressivamente con l'incremento della sensibilità sino ad arrivare a quasi uno stop a 6400 ISO. In pratica la 90D a 6400 ISO si comporta come la 80D a 3200 ISO.
L'aspetto non è irrilevante tenuto conto delle polemiche che spesso si sono sollevate all'uscita di nuovi modelli Canon che mostravano un ritardo sulla gamma dinamica rispetto a Nikon e Sony. 
Se pure la bontà di una fotocamera non si può valutare solo attraverso questo parametro e neppure basandosi esclusivamente sulle misurazioni normalmente utilizzate per la comparazione tra sensori, il fatto che Canon fosse sempre all'inseguimento degli altri sulla gamma dinamica non ha certo giocato a suo favore.

Sono andato a verificare su dxomark.com quale fosse la prestazione dei sensori di due fotocamere APSC che presentano un dato particolarmente buono sulla gamma dinamica: la Nikon D7200 e la Sony A6500. 
La prima, parte molto avvantaggiata a 100 ISO con un valore di ben 14,59ev e scende a 6400 ISO a 9,22; la seconda va da 13,67ev a 100 ISO e cala a 9,31 a 6400 ISO. Le due Canon sembrano quindi (vedremo poi quando usciranno i dati ufficiali) aver eguagliato le prestazioni della Sony.

Nell'immagine che segue vedete i grafici che sono riportati su dxomark, con aggiunto quello relativo alla 5D mark IV, per consentire di valutare le prestazioni anche con una fotocamera full-frame di categoria professionale.

Sul sito Canonrumors.com trovate le caratteristiche e i prezzi di partenza delle nuove fotocamere a breve disponibili sul mercato: 
https://www.canonrumors.com/canon-officially-announces-the-eos-90d-and-eos-m6-mark-ii/

Mentre se siete interessati ad un approfondimento trovate già disponibili sul sito di Canon i relativi manuali in inglese:
- 90D          https://th.canon/en/support/0303624301/1
- M6 mk2   https://th.canon/en/support/0303608201/1

Un tuffo nel passato: Zenith UPA-5M.

Sarà la vecchiaia che avanza, sarà che nonostante l'incredibile e inarrestabile sviluppo della fotografia digitale sono in tanti a scoprire o ritrovare il gusto per l'analogico, alla fine anche io mi son fatto coinvolgere e preso dalla nostalgia ho tirato giù dal piano più alto di un ripostiglio una valigetta verde, 43x35x11cm. con 6,8kg di tecnologia URSS di oltre 50 anni fa.
Sto parlando dell'ingranditore fotografico portatile della Zenith UPA-5M per il formato 35mm (e minori),  capace di ingrandimenti da 2,5 a 8X con messa a fuoco automatica e sino a 20X in manuale, dotato di obiettivo Industar 96Y da 50mm. f/3,5-11.

Lo comprai un bel po' di anni fa a Porta Portese e con questo apparecchio d'epoca iniziai a stampare le mie prime foto, scattate ovviamente con una Zenith E.










Con gli occhi di oggi e la tecnologia che abbiamo a disposizione, non è facile immaginare come sia stato entusiasmante possedere e utilizzare quella reflex spartana e quell'ingranditore dalle linee insolite, due prodotti certamente economici ma di solido metallo con aggiunta di vetro speciale e bakelite. Posso solo dire che grazie a loro si è consolidata definitivamente la mia passione per la fotografia.
La qualità tecnica non poteva essere a livello professionale, ma sappiamo che le foto non si giudicano solo attraverso parametri squisitamente tecnici e le difficoltà derivanti dall'uso di strumenti così semplici, sicuramente obbligava a studiare, sperimentare e approfondire, un vero banco di prova che consentiva di testare da subito la reale volontà di proseguire o meno nell'esperienza fotografica.

Una cosa è certa, non bastava premere il pulsante di scatto e scaricare la foto sul PC, se non ti impegnavi seriamente, con convinzione e passione, non ne usciva niente, sprecavi pellicola, carta da stampa, composti chimici, soldi e anche tempo.


Essendo squattrinato ma volendo tirar fuori il meglio dalle stampe, ricordo che cercai sulle riviste di elettronica due tipologie di circuiti: il primo basato su una fotocellula che consentisse di leggere l'intensità luminosa dell'immagine proveniente dalla proiezione del negativo sul piano dell'ingranditore; il secondo doveva invece essere un temporizzatore in grado di comandare l'accensione della lampada dell'ingranditore per il tempo necessario all'esposizione della carta. Acquistati e montati i componenti necessari per il funzionamento su un circuito stampato autocostruito, feci una lunga serie di test su un negativo campione per tarare la lettura dell'intensità luminosa e i relativi tempi di esposizione, così da poter costruire le scale di riferimento per il mio esposimetro/temporizzatore fai da te.

Ma torniamo al vecchio UPA-5M per vedere qualche particolare dell'ingranditore:

Di seguito vediamo il supporto per i negativi che si apre a libro e monta nella parte superiore un vetrino, utile per garantire la perfetta planarità della pellicola.



La grande sfera contiene la lampada da 75W che fornisce la luce necessaria per illuminare in trasparenza il negativo. E' composta di due parti smontabili sia per consentire di accedere alla lampada, sia per ridurne le dimensioni una volta che si vuole riporre il tutto all'interno della valigetta. La parte superiore ha una calotta realizzata in alluminio per favorire lo smaltimento del calore prodotto dalla lampada.


Subito sotto la sfera troviamo il gruppo condensatore formato da due lenti che servono a distribuire uniformemente la luce prodotta dalla lampada. Tra le due lenti un cassetto che può essere utilizzato per inserire eventuali filtri.


Subito sotto il supporto per i negativi c'è il gruppo di messa a fuoco con le manopole di regolazione e fermo e quindi l'obiettivo da 50mm. che proietterà l'immagine del negativo sul piano dell'ingranditore.


In questa foto, tolto il supporto per i negativi e il cassetto, si vedono meglio le lenti del condensatore. Sull'obiettivo la regolazione del diaframma da f/3,5 a f/11.


Un particolare del filtro rosso che quando viene portato sotto l'asse dell'obiettivo consente di proiettare l'immagine del negativo senza impressionare la carta da stampa (non sensibile alla luce rossa). In questa maniera è possibile posizionare correttamente la carta e solo successivamente iniziare l'esposizione previo spostamento laterale del filtro rosso.


Tutta la testa dell'ingranditore si muove lungo un'asta in metallo con sistema a pressione che ne consente l'allontanamento dal piano di proiezione e il suo bloccaggio nella posizione raggiunta. In questa maniera si ingrandisce progressivamente l'immagine per adattarla alle dimensioni della stampa che si vuole ottenere.




Una parte dei componenti si smonta facilmente, di modo che il tutto possa essere comodamente riposto all'interno della valigetta.
















Doppia esposizione con la Fujifilm XT-20

Ogni Natale faccio sempre qualche foto alle decorazioni dell'albero, quest'anno mi è venuta l'idea di provare a fare una doppia esposizione utilizzando la piccola X-T20 entrata da poco a fare parte della famiglia.
Natale 2018


La X-T20 ha nella ghiera dei comandi presente sulla sinistra una posizione dedicata proprio alle doppie esposizioni (vedi immagine al lato).
L'idea era quella di giocare con le luci colorate che sono tra gli elementi che più caratterizzano le foto fatte agli addobbi natalizi. 

Ho pensato quindi di unire due foto scattate dalla stessa posizione: la prima totalmente sfocata nel momento in cui le lucine erano accese e la seconda a fuoco sulle palline dell'albero.



Per poter contare su un forte effetto sfocato delle luci ho montato il 50mm. Fujinon  che ha la massima apertura a f/1.4 e portato la ghiera di messa a fuoco su infinito.

Visto che la Fuji (contrariamente alla mia Canon 6D) non prevede funzioni particolari per la combinazione delle foto scattate, ho dovuto decidere come sottoesporre i due scatti, dato che andandosi a sommare avrebbero portato una complessiva sovraesposizione.

Per farlo è bastato utilizzare l'apposita ghiera di destra che consente una regolazione veloce tra più e meno 3 stop. 
Sulla foto con le forti luci sfocate ho preferito abbondare sottoesponendo di 1 e 2/3, mentre ho voluto dare maggior risalto a quella a fuoco sottoesponendo solo per 2/3 di stop. 

Dopo aver effettuato lo scatto e averlo controllato sullo schermo posteriore ho dato la conferma per poter proseguire con la seconda foto. 

La X-T20 mantiene visibile in trasparenza la prima immagine così da poter vedere come risulterà la sovrapposizione tra i due scatti. Per la seconda foto ho utilizzato un diaframma f/2.8 per ottenere un maggiore profondità di messa a fuoco.

Durante l'operazione è possibile tornare indietro e ripetere gli scatti se non si è soddisfatti del risultato e solo dando il comando finale la macchina memorizza effettivamente la foto. L'immagine viene registrata solo in JPG.

Il risultato, pur abbastanza azzeccato come esposizione generale, ha comunque richiesto un minimo di elaborazione essendo carente come contrasto e saturazione.

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