Le Domus de Janas sono delle tombe preistoriche scavate nella roccia, presenti in tutto il bacino mediterraneo e particolarmente in Sardegna.
Nella lingua italiana il termine viene tradotto in: "Case delle Fate" (o delle Streghe), anche se nella tradizione Sarda il termine Janu (maschile) e Jana (femminile), viene ancora utilizzato per definire una persona dal fisico minuto, con riferimento a quella che era la fisionomia del "tipo indigeno sardo", caratterizzato da una corporatura regolare e ben proporzionata ma da un'altezza decisamente più bassa della media, non molto dissimile da un bambino in fase pre-adolescenziale.
La traduzione corretta sarebbe quindi: "Casa delle persone Janas": i defunti delle popolazioni Janas, secondo le credenze condivise con tante altre popolazioni, lasciavano la casa in cui vivevano per andare a riposare in una dimora idonea a proseguire la loro esistenza ultraterrena; all'interno delle Domus de Janas venivano posti oggetti appartenenti al defunto e suppellettili varie, in terracotta, pietra, rame, per garantirgli ogni conforto nella nuova vita.
A circa 20km. da Cagliari, sul lato orientale del paese di Monastir, troviamo il Monte Zara, un colle di roccia vulcanica, alto poco meno di 230 mt., che racchiude diverse Domus de Janas risalenti al 3000A.c, facilmente accessibili.
Al sorgere del sole ero ai piedi del colle, con l'idea di approfittare dell'occasione per scattare qualche foto alle prime luci dell'alba.
Nonostante l'altezza modesta, arrivare in cima è stato faticoso, sia perchè non c'è alcun sentiero tracciato, sia per la luce ancora fiocca che non consentiva di vedere al meglio. La foto è fatta guardando a sud verso Cagliari, sullo sfondo si intravede il mare e la costa sino a Sarroch.
Il sole fa capolino a est superando la catena montuosa dei Sette Fratelli, in lontananza, un pò offuscati dalla foschia del mattino, si scorgono i paesi di Dolianova, Serdiana e Soleminis.
E' bene avere delle scarpe adatte: in alcune zone è necessario superare dei punti ripidi e il fondo, anche dove sembra esserci della vegetazione, è formato da una distesa continua di sassi che mettono a dura prova caviglie e piedi. Questo è il lato a est del colle, sullo sfondo si vede il Monte Oladri a pochi km. di distanza verso sud, anch'esso ospita alcune Domus de Janas e i resti di un Villaggio Nuragico.
La vegetazione è scarsa, e dopo un estate così calda, in buona parte secca. Abbondano solo le piante di Fichi d'India, con le foglie cariche di frutti rossi.
Nelle parti di roccia che rimangono per molte ore in ombra troviamo abbondanti licheni e muschi.
Unico essere vivente a farmi compagnia una capra, che si trova a suo agio tra le rocce molto meglio di me.
Il sole è alto e oramai supera la collina: finalmente sul lato a nord trovo le prime Domus de Janas.
"Is ogus de su monti" (gli occhi del monte), è il nome che hanno dato a queste due domus ravvicinate, visibili anche dal basso quando si percorre in auto la statale 131.
Ritornando sul lato ovest, ecco una domus seminascosta dalla vegetazione.
Proseguendo sempre sul lato ovest, ma leggermente più in basso, ne trovo un'altra.
Il vano è un poco più spazioso delle altre domus, e così posso entrare dentro.
Ecco la visuale dall'interno.
A poca distanza ecco l'ultima domus che sono riuscito a individuare (ne esiste certamente almeno un'altra ben conservata).
Particolare curioso, non presente nelle altre domus, la presenza di un canale di scolo dalla camera funeraria verso l'anticamera.
Per finire, non poteva mancare una foto con l'autoscatto... in realtà è stata fatta solo per avere un metro di paragone utile per consentire di valutare quale sia la dimensione effettiva delle tombe.