Mi capita spesso di girovagare per le vie della
città vecchia, nel quartiere Castello di Cagliari, e ogni volta mi sorprendo a scoprire qualcosa che in
altre occasioni era sfuggito alla mia attenzione.
Domenica scorsa, scendendo dalla
via Genovesi lungo il Vico II per andare verso i Bastioni di Santa Croce, mi
sono fermato davanti al civico n°3: la porta di un vecchio magazzino era aperta,
e su un banco situato a ridosso dell’ingresso, faceva bella mostra di se un modello riproducente la sezione di un veliero del 1700: la Santissima Trinidad.
La curiosità mi ha spinto ad affacciarmi sulla soglia
del locale: all’interno, su un lungo bancone posto al centro, insieme a
materiali e attrezzature di ogni tipo, era poggiata la struttura di un altro veliero
in costruzione.
Il proprietario del magazzino, Raimondo Aneto, mi è venuto incontro sorridendo, e senza indugiare mi ha invitato a entrare per vedere più da vicino
il modello: “Questa è solo una sezione, ma il modello che ho costruito riproduce
l’intero vascello, era una nave ammiraglia Spagnola e possedeva ben 140
cannoni, ma fu ugualmente sconfitta dagli inglesi, che dopo una dura battaglia
ne ebbero ragione avendo navi più snelle e rapide in manovra,” (battaglia di
Trafalgar 1805).
Così abbiamo iniziato a parlare di modellismo, e il
sig. Raimondo mi ha fatto subito notare, come lui si attenga rigidamente ai piani di
costruzione delle navi, mostrandomi le tavole "Amati" relative al nuovo lavoro che sta
affrontando: la Sovereign of the Seas – vascello inglese del 1637.
“Sa…” mi
dice “Per me tutto questo è importante, ho 87 anni, nel costruire le navi la
mente e il corpo rimangono attivi, non mi ci vedo proprio a passare l'esistenza seduto su una panchina ad aspettare che si faccia l’ora di pranzo.
Mi piace la compagnia degli amici, loro vengono a farmi visita qui, si
chiacchiera un po’ e nel frattempo io posso lavorare”.
Mentre (con il suo permesso) scatto alcune foto, lui si
siede e prende lo scheletro della nuova nave, esamina con attenzione la forma
di un blocco di legno che sta modellando per realizzare la prua, e quindi si mette a lavorarlo con
la raspa per ridurne le dimensioni.
Ogni tanto si ferma per controllare come
sta riuscendo il lavoro, e prova a posare sul modello uno dei listelli che
utilizzerà per il fasciame, così da verificare se il profilo risultante è
corretto,
“Non bisogna avere fretta” dice, e mi spiega che la prua dovrà essere lavorata sino a che non avrà acquistato la forma prevista: “Altrimenti l’acqua sbatte sullo scafo anziché scivolare e la nave viene frenata”.
Il sig. Raimondo lamenta il fatto che alcune parti necessarie per la rifinitura dei modelli hanno un prezzo eccessivo, ma non si scoraggia più di tanto perché
essendo stato artigiano ha tutte le capacità necessarie per costruire anche le
parti più complesse. Scopro così che per tanti anni ha fatto
il decoratore/restauratore, mestiere che
gli è stato tramandato dal padre e dal nonno (nato a Genova).
Con gli occhi di chi per un breve
istante sta rivivendo alcuni frammenti del proprio passato mi dice: “A quell’epoca,
Castello era abitato da tante famiglie nobili, e i loro palazzi erano arricchiti da stucchi e fregi che richiedevano
un lavoro continuo di manutenzione”;
poi mi guarda e prosegue: “Oggi non c'è quasi più nessuno che conosca quel mestiere”, e conclude spiegando che non è facile, ci vuole grande
attenzione e tanta pazienza, non si impara sui libri ma solo stando vicino a chi
conosce ed esercita l’arte.
Mi mostra orgoglioso anche alcuni pezzi della sua
attrezzatura, come il traforo a motore che lavora da oltre quarant’anni, strumento prezioso e senza il quale ogni cosa sarebbe molto più
faticosa;
poi solleva un tavoletta di legno nella quale è fermato un barattolo
di latta che al suo interno contiene una candela, e mi domanda: “E sa a cosa
serve questo?” , poi sorride “L’ho ideato io: la candela scalda il barattolo,
io poggio il listello da piegare sul barattolo e il calore lo fa curvare, così
posso facilmente adattarlo al profilo che dovrà seguire per rivestire lo scafo
della nave”, un attrezzo semplice ma di grande utilità.
Il sig. Raimondo non vende i suoi modelli, sono la sua
passione e gli dispiacerebbe cederli ad altri; naturalmente se si tratta dei familiari è diverso, e il
volto si illumina quando mi dice che alcune delle navi le fa appositamente per
i suoi nipoti: “Non appena mi vedono domandano subito: Nonno, nonno, quand’è che finisci la mia nave?”
Si è fatto tardi, lo ringrazio per il tempo che ha
voluto dedicarmi e lo saluto. Gli lascio un biglietto con l'indirizzo del Blog perchè insieme ai figli possa vedere le foto che pubblico e gli prometto che tornerò a fargli visita. Uscendo dal locale vedo che si è subito seduto
per proseguire il suo lavoro, e penso:
Che splendida persona! Uno giovanotto di 87 anni.