Antiche case del vino di Pirri

Nei giorni 17, 18 e 19 ottobre si è svolta la manifestazione: "Passeggiata d'Autunno tra le Antiche Case del Vino" organizzata dall'Associazione Culturale "Su Portali", 

L'associazione nasce con l'intento di preservare e valorizzare il patrimonio storico/culturale che è ciustodito nelle antiche case Campidanesi  di Pirri: uno spaccato della vita che si conduceva nel paese quando l'agricoltura era fiorente e la produzione del vino risultava centrale per la sua economia.

Molte delle case che partecipano all'evento, tempo fa si trovavano in uno stato di abbandono, i nuovi proprietari le hanno ristrutturate salvandole dalla rovina. Spesso gli interventi sono stati giocoforza importanti, ma anche in questo caso si è cercato di coniugare il nuovo con l'antico, preservando parti della struttura originaria e dei suoi arredi.

La casa Saddi-Grippo è una delle poche che ha conservato appieno la sua identità, tanto che visitandola si ha la sensazione di fare un tuffo nel passato. 




Il salotto e la stanza da pranzo presenti al piano terra, sono affrescate da artisti di fine 800 (per ingrandire le foto basta cliccarci sopra con il mouse).


Ogni angolo delle stanze rivela arredi e suppellettili appartenuti alla famiglia e che sono stati conservati con grande cura. 



Gli Stile Foto o Picture Style di Canon

Tra le possibili regolazioni presenti nelle reflex della Canon, troviamo una serie di pre-impostazioni chiamate "Stile Foto" o "Picture Style", che consentono di adattare la resa delle immagini al tipo di foto o soggetto.
E' indispensabile chiarire subito che queste impostazioni agiscono e rimangono legate indissolubilmente ai file JPEG (e ai file video) al momento della ripresa, mentre nel caso dei file RAW vengono semplicemente conservate assieme ai dati della foto utilizzandoli solo per la visualizzazione dell'anteprima, anche se possono essere successivamente modificati e applicati (al momento del salvataggio in jpeg), attraverso il software Digital Photo Professional (DPP), che Canon mette a disposizione per la post-produzione delle foto. 
Per questo motivo, l'impiego degli Stile Foto, è utile a chi salva le foto esclusivamente in jpeg, o pur optando per il salvataggio in doppio, raw+jpeg, vuole poter contare sul fatto che buona parte delle immagini scattate possano essere utilizzabili subito senza intervenire con ulteriori elaborazioni.

Per selezionare uno Stile Foto in maniera veloce, premete il tasto "Q" della nostra reflex Canon e selezionate sul display l'icona relativa (vedi riquadro giallo)...


...quindi confermate la scelta attraverso il tasto "SET", al centro del Multicontroller , e avrete accesso al pannello degli stili.









Nella fotocamere prodotte negli ultimi anni, Canon ha standardizzato e reso disponibili in macchina un gruppo di 7 Stile Foto:
A:  Auto
S:  Sandard
P:  Ritratto
L:  Paesaggio
N:  Neutro
F:  Immagine Fedele
M: Monocromo

Potete notare che nel display compaiono ulteriori opzioni contraddistinte dai numeri 1, 2 e 3, nelle quali è possibile memorizzare tre ulteriori stili con regolazioni personalizzate.

Vediamo di seguito una breve descrizione di ciascuno "Stile" con una foto d'esempio. L'immagine che trovate in basso è l'inquadratura che è stata utilizzata, con evidenziato (tracciato in rosso) l'ingrandimento che si è reso necessario per apprezzare meglio le differenze:


Per vedere le foto ingrandite basta cliccarci sopra con il mouse. 

Metodo Brenizer: Obiettivi Virtuali.

Le immagini nelle quali il soggetto si staglia ben nitido grazie a una messa a fuoco corretta, mentre tutto quanto attorno risulta fortemente sfocato, possono essere annoverate tra quelle che oggi vengono maggiormente apprezzate dal pubblico. 

Per ottenere un risultato che sia d'effetto, dobbiamo poter contare su una ridottissima profondità di campo e quindi avere a disposizione degli obiettivi particolarmente luminosi.

Nell'ambito delle ottiche full-frame, è possibile trovare obiettivi compresi tra i 35 e gli 85mm. con apertura f/1.4 a un prezzo abbordabile, ma se volessimo acquistare un grandangolare come il 24mm. con analoga apertura, scopriremo che per il Canon serie L dobbiamo spendere almeno 1500€, per l'equivalente Nikon non ne bastano 2000€, per non parlare delle ottiche Leica che spuntano prezzi tra i 6000 e i 7000€.
Dobbiamo considerare inoltre che gli obiettivi grandangolari costringono a stare molto vicini al soggetto, accentuando così l'effetto prospettico, caratteristica che può non essere adatta per alcuni generi di fotografia, come ad esempio nel campo della ritrattistica.

Ryan Brenizer, fotografo matrimonialista, ha reso noto un metodo (che da quel momento ha preso il suo nome), attraverso il quale si ottengono immagini che presentano un ampio angolo di ripresa associato a un forte sfocato sullo sfondo; non si tratta di una novità assoluta in campo digitale, dato che troverete delle analogie con quanto già visto per le foto panoramiche, ma Brenizer è stato quello che ha studiato il metodo e l'ha portato a conoscenza dei più. (vedi nel suo sito: Ryan Brenizer Photography)

Ryan utilizza un medio tele luminoso a tutta apertura (il preferito è l'85mm. f/1.4), con il quale scatta una lunga serie di foto partendo dal soggetto principale per poi interessare tutto quanto gli sta attorno, quindi unisce tutti gli scatti attraverso Photoshop.
In questa maniera ottiene un'immagine ad altissima risoluzione, che vista l'estensione presenta un'angolo di ripresa tipico di un obiettivo grandangolare e una profondità di campo estremamente ridotta (equivalente a quella che risulterebbe con l'utilizzo di un diaframma ancora più aperto di quello impiegato), mantenendo comunque l'effetto prospettico dell'85mm.

La foto che vedete più avanti, si riferiscono a una delle prove che ho voluto fare per valutare le difficoltà che sorgono nell'applicazione di questo metodo.
Dato che non posseggo obiettivi con quella luminosità e che volevo solo fare un test, mi sono accontentato del Canon 50mm. f/1.8.
Peraltro, anche nelle tante foto pubblicate sul sito di Brenizer (non solo sue), si può notare come siano stati usati vari obiettivi a partire proprio da un 50 f/1.8, toccando tutte le focali da 85 sino a un 200mm., con aperture che vanno da un massimo di f/1.2 a un minimo di f/2.8 nel caso di un 70-200.

La foto in basso è il risultato di un singolo scatto fatto con il cinquantino Canon a poco più di un metro di distanza:


In questo test mi è stata d'aiuto una giovane universitaria, Carla Porcu, che approfittando della bella giornata stava studiando nel terrapieno di viale Regina Elena a Cagliari. Gentilmente si è prestata a farmi da modella e pertanto le devo i miei più sentiti ringraziamenti per il tempo dedicato e la pazienza avuta.

Nell'immagine che segue, ho cercato di darvi l'idea di come mi sono mosso per ottenere la sequenza di foto necessarie: in totale 15 scatti (5 in larghezza per 3 in altezza) sovrapposti tra loro per poco meno di 1/4 (si può anche scegliere di farle sovrapporre per 1/3, ma questo comporta la necessità di scattare un maggior numero di foto per coprire la stessa area). 


Un numero elevato di scatti è in grado di garantire un miglior risultato quando si va ad assemblare le varie parti che andranno a comporre l'immagine finale, ma rammentate che tante più sono le foto che devono essere lavorate, tanto maggiore dovrà essere la capacità di elaborazione del computer per portare a buon fine il processo. 

Questo è il risultato finale che ho ottenuto: equivale a quello che si avrebbe attraverso un grandangolo da 26mm. con apertura f/0,94  (cliccate sulla foto per vederla ingrandita):


Riepiloghiamo le indicazioni relative alla ripresa:

- In queste prove ho effettuato gli scatti a mano libera, ma può essere utile l'utilizzo di un cavalletto con testa a sfera, che attraverso un movimento fluido aiuta a mantenere inalterato l'asse attorno al quale ruota la fotocamera per eseguire la sequenza di foto. 

- Utilizzate l'esposizione in "Manuale", impostando il diaframma alla massima apertura e regolando i tempi per ottenere la corretta esposizione sul soggetto principale.

- Impostate anche la messa a fuoco in "Manuale" e selezionate la lettura con il solo punto centrale (più precisa), mettete a fuoco il soggetto e scattate la prima foto.

- Proseguite scattando l'intera sequenza di foto seguendo un andamento a spirale che vi consenta di coprire tutta l'area attorno al soggetto (sovrapposizione foto tra 1/4 e 1/3).


Vediamo ora, attraverso un secondo esempio, tutte le fasi che riguardano l'elaborazione da eseguire con photoshop:

Il laghetto del Parco di Terramaini in secca, abbandonato da fenicotteri e cavalieri d'Italia.

L'ultima volta che avevo fatto una passeggiata nel Parco di Terramaini erano i primi di giugno. 


Percorrendo il lungo ponte in legno, che come un serpentone costeggia il laghetto omonimo,... 


...mi ero fermato ad ammirare il numeroso gruppo di fenicotteri, che si spostava lentamente in lungo e in largo, dragando il fondo melmoso e filtrando l'acqua salmastra alla ricerca costante di nutrimento.



A ridosso del ponte, si potevano vedere a occhio nudo i cavalieri d'italia, che incuranti del continuo andirivieni delle persone, avevano nidificato e covavano pazientemente le uova. 


Poco distante, alcuni pulli sgambettavano nell'acqua bassa, già parzialmente indipendenti dalle cure dei genitori, che pure non mancavano ti continuare a tenerli d'occhio con grande attenzione, lanciando di quando in quando impetuosi richiami a chi si allontanava troppo.



Ieri sono tornato al Parco, scoprendo che buona parte del laghetto e in secca: nella residua pozza presente al centro non c'è traccia di fenicotteri, cavalieri d'italia o altri uccelli acquatici, mentre tutt'attorno risaltano i colori rossastri dei sali iodati, residuo dell'evaporazione di buona parte delle acque.


Eppure, ai confini del parco scorre il Riu Saliu, le cui acque non sembrano aver risentito particolarmente della stagione stagione estiva, peraltro molto meno calda del solito.


Possibile che nessuno si sia accorto del problema per tempo e abbia cercato di porvi rimedio? 
Mi interessa relativamente l'aspetto estetico o quello della puzza  (come lamentato da alcuni cittadini su castedduonline), la cosa assurda e che per  l'incuria stiamo rischiando di giocarci in pochi mesi un'area faunistica, che pur nella ridotta dimensione, stava contribuendo a valorizzare la nostra città dal punto di vista naturalistico.

Ho letto che Claudio Cugusi, consigliere di maggioranza, ha presentato un'interrogazione in Consiglio Comunale, sottolineando la valenza turistica dell'intero compendio Terramaini-Molentargius e Santa Gilla; ma pur condividendo la necessità di accelerare la realizzazione dei lavori previsti, non posso fare a meno di considerare, ancora una volta, che non basta concentrare tutte le attenzioni e le risorse nella realizzazione di nuove opere, quasi sempre i problemi sorgono per l'incapacità di gestirle una volta portate a termine. Ogni nuova realizzazione richiede sin dalla fase progettuale, un'attenta programmazione per quanto riguarda la sorveglianza e la manutenzione, deve poter contare su personale preparato che sia in grado di garantire la massima rapidità d'intervento nel caso di problemi di rilievo o inerenti la sicurezza.

Nel caso di Terramaini tutto questo non sta avvenendo, bisogna domandarsi il perché e porvi rimedio; ma è indispensabile intervenire immediatamente, ripristinando gradatamente il livello normale delle acque e predisponendo dei dispositivi che consentano di intervenire in tal senso ogni volta che si renda necessario, magari attingendo dal vicino Riu Saliu.

Alle voci che si contrappongono a chi protesta, sottolineando che essendo uno stagno naturale e non un laghetto, è normale che il livello delle acque si abbassi d'estate, vorrei far notare che tutti gli stagni naturali sono comunque alimentati da fonti di vario tipo, e non dalla sola acqua piovana. Peraltro, il fenomeno quest'anno appare particolarmente marcato, indice che l'acqua che alimenta lo stagno (basta guardare bene e si vedono i rivoli in diversi punti) sta trovando maggiori difficoltà a confluirvi, e quindi va studiato un intervento idoneo per non rischiare di perdere totalmente lo stagno.

Vogliamo rivedere il laghetto del Parco di Terramaini, ancora una volta popolato da fenicotteri, cavalieri d'italia, e ogni altra specie che possa vivere e svilupparsi in quell'abitat. 




Auguri di Buon Ferragosto - 2014

Che siate al lavoro o in ferie, in città, in montagna o al mare, Auguri di Buon Ferragosto a tutti i lettori del Blog.
Io oggi sono in città, ma nelle scorse settimane, tempo permettendo, ho fatto un po di mare e quindi vi dedico alcune foto delle spiagge che si trovano nel sud Sardegna:

Chia - Campana

Porto S'Arruxi

Capo Ferrato

Porto Pino

Cala Sinzias

Cala Cipolla


Profondità di campo e distanza iperfocale.

Da un po di tempo avevo in mente di riprendere questo argomento, perché mi è capitato frequentemente di osservare che risulta poco chiaro a chi si interessa da poco di fotografia. La spinta definitiva mi è arrivata a metà del mese scorso da un lettore del blog, che mi ha scritto rappresentando il seguente problema: "Se fotografo un oggetto in primo piano, lo sfondo mi viene sfocato; se fotografo un soggetto lontano utilizzando lo zoom, gli oggetti in primo piano risultano sfocati: da cosa dipende e come posso evitare questi errori?"


Le foto con tutto a fuoco, dal primo piano allo sfondo, trovano un loro perché nella fotografia di paesaggio, in quella documentaristica, nei ritratti ambientati, e così via; un gruppo di generi fotografici che Bryan Peterson (fotografo affermato e scrittore di libri sulla fotografia) accomuna in una particolare categoria, che lui definisce: "scatti che raccontano", perché hanno un "Inizio" (soggetto in primo piano), un "Corpo" (secondo piano), e una "Fine" (lo sfondo),  in ognuno dei quali devono essere ben comprensibili (nitidi) i particolari.
Alla base della buona narrazione fotografica, prosegue Peterson, gli "scatti che raccontano" possono però confondere le persone: il fotografo, che potrebbe non sapere su quale punto mettere a fuoco per ottenere che sia tutto nitido, ma anche chi osserva la foto, che potrebbe non riuscire a cogliere con immediatezza quale sia, tra le tante cose presenti, il soggetto principale e/o ciò che si voleva raccontare attraverso quello scatto.


Ma avere il controllo sull'estensione della zona in cui risulta tutto a fuoco, che viene definita con il termine "Profondità di Campo "(PdC), risulta oltremodo indispensabile anche quando, al contrario, si vuole isolare il soggetto dal contesto nel quale è inserito, come molto spesso viene espressamente ricercato nel ritratto.


Prima di ogni altra cosa, è necessario affrontare un aspetto che risulta essere d'aiuto per comprendere cosa rappresenti esattamente in fotografia la "Profondità di Campo".

- Dalle reminiscenze scolastiche, sappiamo che una lente proietta l'immagine di un oggetto mettendola a fuoco esclusivamente su un piano ben preciso, basterà spostare anche di poco avanti o indietro la lente oppure l'oggetto per vedere che la sua immagine su quel piano diventerà sfocata.

Una fotocamera, nella sua forma più semplice, può essere ricondotta a una lente (obiettivo), e una camera oscura con un piano fisso, nel quale si trova la pellicola o il sensore, sul quale sarà proiettata dalla lente l'immagine della scena che si vuole riprendere;...


...se come normalmente succede, all'interno della scena sono presenti oggetti/soggetti posti a distanze diverse, e che quindi saranno focalizzati su piani diversi da quello in cui è posta la pellicola o il sensore, come è possibile che nella foto possano risultare tutti a fuoco?

Bene...semplifichiamo il problema, e al posto di un oggetto complesso consideriamo un singolo punto, come detto precedentemente la sua immagine risulterà a fuoco esclusivamente su un solo piano (piano focale), ma se ad esempio spostiamo la posizione del punto in avanti, lasciando invariata quella della lente e del piano, l'immagine che si proietta su quest'ultimo non sarà più un punto ma un cerchietto sfocato di dimensioni via via crescenti ma mano che aumenta la distanza. Questo cerchietto prende il nome di "Circolo di Confusione" (CdC).



Nonostante il circolo di confusione sia la proiezione sfocata del punto, i nostri occhi continueranno a percepirlo come un punto sino a che la sua dimensione non avrà raggiunto una grandezza apprezzabile. La Profondità di Campo deriva quindi dal fatto che esiste una zona, che si estende sia anteriormente che posteriormente al piano di messa a fuoco, nella quale il nostro sistema visivo non è in grado di riconoscere la sfocatura esistente, e pertanto ogni cosa compresa al suo interno verrà comunque percepita come nitida.

Quale sia con precisione la dimensione massima accettabile per il Circolo di Confusione è questione aperta, dato che dipende da molti fattori: la capacità visiva del soggetto, l'ingrandimento della stampa che si esamina o la dimensione dell'immagine sullo schermo e ovviamente anche la distanza dalla quale la si osserva.
A suo tempo, per convenzione, fu stabilito di calcolare la dimensione del CdC basandosi su una stampa 20x25cm. (8x10 pollici), osservata a una distanza pari alla sua diagonaleda una persona dotata di normali capacità visive. Il risultato fu che era possibile valutare correttamente solo i punti di grandezza superiore a 0,2 mm., e considerato l'ingrandimento necessario per ottenere una stampa 20x25 dal negativo 24x36, il valore per la pellicola 135 venne fissato a 0,03mm.
Nel digitale, i vari programmi e tabelle presenti sulla rete utilizzano normalmente i seguenti valori:

- Full Frame: 0,03 mm. 
- APS-H Canon: 0,023 mm.
- APS-C Nikon, Pentax: 0,02 mm.
- APS-C Canon: 0,019 mm.
- Sistema 4/3: 0,015 mm. 

Nonostante ciò, non sono pochi coloro che ritengono questi valori troppo ottimistici e preferiscono calcolare la PdC partendo da un circolo di confusione di 0,026 per il Full Frame e  0,016 per l'APS-C.
D'altronde non poteva essere diversamente dato che i calcoli sono stati fatti agli albori della fotografia e si basano sulla percezione visiva, che è un parametro assolutamente soggettivo.
Non solo, alcuni costruttori sostengono che applicando quei valori si sta sottoutilizzando la propria attrezzatura, e che la definizione delle migliori ottiche in commercio e dei nuovi sensori, consente di utilizzare numeri decisamente più bassi (presumibilmente 0,012 per il FF e 0,01 per l'APS-C).

Nel foglio di calcolo che ho creato e che potete scaricare seguendo quanto indicato a fine post, pur essendo presente la tabella dei valori standard del CdC, potrete decidere quale valore inserire a seconda delle vostre personali preferenze o della qualità dell'attrezzatura in vostro possesso, ma anche delle necessità di ingrandimento e di visione delle immagini.

Senza fare ricorso a formule, vediamo di seguito i parametri attraverso i quali è possibile influire sulla Profondità di Campo:

1) L'APERTURA DI DIAFRAMMA utilizzata.


Tanto più è chiuso il diaframma, tanto più è ampia la PdC risultante.

Facciamo un esempio prendendo in considerazione una Reflex Canon APS-C, con obiettivo da 50mm. focalizzato sulla distanza di 3 mt.:


Vi ricordo che per una migliore visibilità delle immagini, le potete ingrandire cliccandoci sopra con il mouse.

Passando dalla grafica alla pratica, vediamo delle foto scattate a una fontana del Parco della Musica di Cagliari, nelle medesime condizioni:





2) LA DISTANZA alla quale si mette a fuoco il soggetto.

Tanto più è distante il soggetto sul quale stiamo mettendo a fuoco, tanto più è grande la PdC.

Nella rappresentazione grafica (stessa attrezzatura dell'esempio precedente) i risultati che si hanno impostando il diaframma a f/16.


Potete notare come sia particolarmente influente la distanza di ripresa, infatti nonostante il diaframma chiuso a f/16, se si mette a fuoco un oggetto a 1 mt. di distanza, l'estensione della zona a fuoco risultante è di soli 23cm. (da 90cm. a 1,13mt.).


3) LA FOCALE dell'obiettivo.

Tanto più è corta la Focale dell'obiettivo, tanto più è ampia la PdC risultante, con l'importante precisazione: a parità di distanza del soggetto.

L'esempio è sempre su APS-C Canon con focale 200mm. lungo teleobiettivo (equivalente FF 320mm.); con 28mm. obiettivo normale (equivalente a circa 45mm. su FF); con 10mm. grandangolo spinto (equivalente a 16mm. su FF).


Appaiono subito evidenti le possibilità offerte dagli obiettivi grandangolari spinti, che anche con l'utilizzo di diaframmi intermedi, possono consentire agevolmente di mantenere tutto a fuoco.

Notiamo invece quanto sia ridotta la zona percepita come nitida quando si utilizza un lungo teleobiettivo (200mm.), aspetto che può consentire di avere tutto a fuoco, dal primo piano allo sfondo, solo se il soggetto principale si trova a quasi 190mt. e anche chiudendo il diaframma a f/16, il soggetto dovrebbe trovarsi a una distanza non inferiore ai 65mt.

Vediamo una serie di foto scattate alla fontana, mantenendo inalterata la distanza, ma utilizzando un'ampia gamma di focali:











E' indispensabile sottolineare un aspetto che sfugge ai più: la differenza di PdC al variare della focale è particolarmente marcata solo quando si mantiene la la stessa distanza dal soggetto (nel nostro caso 3mt.). 
Vediamo di seguito un esempio, nel quale si è invece ipotizzato di raddoppiare la distanza di scatto a ogni raddoppio della focale utilizzata, così da mantenere inalterate le dimensioni del soggetto:


Possiamo notare come in questo caso la focale abbia una rilevanza decisamente inferiore, mentre cambiano sostanzialmente le percentuali della zona che risulta a fuoco anteriormente e posteriormente.
Naturalmente si modifica profondamente l'impressione prospettica (vedi serie di foto in basso), date le differenti distanze tra fotocamera, soggetto e sfondo.  




Per quanto riguarda le foto "tutte a fuoco" rimane comunque vantaggioso l'uso di un obiettivo grandangolare, e non solo perché la zona nitida si estende posteriormente al punto di fuoco per una percentuale molto maggiore rispetto alle focali più lunghe (aspetto che torna utile nella classica fotografia di paesaggio), ma sopratutto perché gli obiettivi con un ampio angolo di ripresa possono contare su una distanza iperfocale ridotta. 

Vediamo meglio di cosa si tratta:

Stabilito il valore del circolo di confusione e la focale da utilizzare, esiste una distanza di messa a fuoco - chiamata "Distanza Iperfocale"- che consente di ottenere la massima estensione possibile della Profondità di Campo per un determinato diaframma.
Più precisamente, mettendo a fuoco su tale distanza, si otterrà una zona nella quale apparirà nitido tutto ciò che è compreso tra la metà della distanza iperfocale e l'infinito.


Sfruttando l'iperfocale su un grandangolo spinto (10mm. - equivalente a 16mm. sul FF), si può contare su un'estesa profondità di campo, che rimane abbastanza ampia anche nel caso di un grandangolare medio (20mm. - eq. a 32mm. sul FF), per poi calare rapidamente già con l'utilizzo di un obiettivo di focale normale (30mm. - eq. a 48mm. sul FF).

Anche in questo caso si pone il problema del valore da adottare per il Circolo di Confusione. Nella rete ho trovato diverse notazioni di fotografi che si dedicano alla foto di paesaggio, particolarmente critici sui risultati che si ottengono basandosi sui valori standard; l'aspetto principale riguarda la nitidezza dello sfondo, che a loro dire non viene assolutamente garantita.
Così ho fatto i calcoli della distanza iperfocale per una fotocamera APS-C Canon, con obiettivo impostato sulla focale grandangolare di 15mm. e apertura f/5,6, inserendo il CdC standard di 0,019  e poi quello di 0,01 consigliato dai costruttori di obiettivi, ottenendo rispettivamente: 2,12mt. (distanza minima a fuoco 1,06mt.), e 4,04mt. (distanza minima a fuoco 2,02mt.).
Quindi ho scattato alcune foto nella mia terrazza, ponendo un oggetto (una girandola) alla distanza minima prevista; successivamente ho ingrandito un particolare del palazzo sullo sfondo per verificare  la nitidezza risultante nei due casi:



Risultati con CdC pari a 0,019mm.



Risultati con CdC pari a 0,01mm.

La prova conferma che se si vuole avere una buona definizione anche sullo sfondo è indispensabile adottare valori del Circolo di Confusione decisamente più bassi di quelli standard. 
Un aspetto che non avevo preso in considerazione in passato, quasi certamente perché la prudenza mi ha sempre suggerito di mantenere il soggetto/oggetto più vicino, a una distanza decisamente più grande di quella minima (la metà dell'iperfocale) prevista dalla teoria. 

Per calcolare la Profondità di Campo, con i limiti anteriore e posteriore rispetto alla distanza di messa a fuoco e l'Iperfocale, potete utilizzare il foglio excel che ho appositamente creato, cliccando  QUI, si accede direttamente al mio Google Drive e potete scaricare il file cliccando sull'icona in alto a destra 


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