Un giovanotto di 87 anni - Incontro con Raimondo Aneto.


Mi capita spesso di girovagare per le vie della città vecchia, nel quartiere Castello di Cagliari, e ogni volta mi sorprendo a scoprire qualcosa che in altre occasioni era sfuggito alla mia attenzione. 
Domenica scorsa, scendendo dalla via Genovesi lungo il Vico II per andare verso i Bastioni di Santa Croce,  mi sono fermato davanti al civico n°3: la porta di un vecchio magazzino era aperta, e su un banco situato a ridosso dell’ingresso, faceva bella mostra di se un modello riproducente la sezione di un veliero del 1700: la Santissima Trinidad.
La curiosità mi ha spinto ad affacciarmi sulla soglia del locale: all’interno, su un lungo bancone posto al centro, insieme a materiali e attrezzature di ogni tipo, era poggiata la struttura di un altro veliero in costruzione.

Il proprietario del magazzino, Raimondo Aneto, mi è venuto incontro sorridendo, e senza indugiare mi ha invitato a entrare per vedere più da vicino il modello: “Questa è solo una sezione, ma il modello che ho costruito riproduce l’intero vascello, era una nave ammiraglia Spagnola e possedeva ben 140 cannoni, ma fu ugualmente sconfitta dagli inglesi, che dopo una dura battaglia ne ebbero ragione avendo navi più snelle e rapide in manovra,” (battaglia di Trafalgar 1805).

Così abbiamo iniziato a parlare di modellismo, e il sig. Raimondo mi ha fatto subito notare, come lui si attenga rigidamente ai piani di costruzione delle navi, mostrandomi le tavole "Amati" relative al nuovo lavoro che sta affrontando: la Sovereign of the Seas – vascello inglese del 1637. 


“Sa…” mi dice “Per me tutto questo è importante, ho 87 anni, nel costruire le navi la mente e il corpo rimangono attivi, non mi ci vedo proprio a passare l'esistenza seduto su una panchina ad aspettare che si faccia l’ora di pranzo. Mi piace la compagnia degli amici, loro vengono a farmi visita qui, si chiacchiera un po’ e nel frattempo io posso lavorare”.  


Mentre (con il suo permesso) scatto alcune foto, lui si siede e prende lo scheletro della nuova nave, esamina con attenzione la forma di un blocco di legno che sta modellando per realizzare la prua, e quindi si mette a lavorarlo con la raspa per ridurne le dimensioni. 


Una foto alla settimana - 41° di 52.


Spiaggia del Poetto a Cagliari: durante la settimana l'arenile è stato allagato per lunghi tratti da una forte mareggiata, e anche nei giorni successivi hanno continuato a imperversare i venti provenienti da Sud,  formando quel minimo d'onda che consente agli appassionati di divertirsi con il surf.  


Fotocamera Canon 60D con obiettivo 70-300 Di VC USD della Tamron, utilizzato a 250mm.; esposizione f/9 con 1/1250sec. a 400 ISO.


Una foto alla settimana - 40° di 52.

Calata dei Mercedari a Cagliari: passeggiando lungo il pontile della Marina di Sant'Elmo, mentre il mio interesse era tutto rivolto alle barche ormeggiate, mi sono imbattuto in un cane disteso sulle vecchie assi di legno. Certamente avvezzo all'andirivieni di persone sulla banchina, si è limitato ad aprire leggermente un'occhio per controllare chi stesse disturbando la sua siesta al sole. Quando mi sono abbassato per scattare la foto da una posizione più idonea non mi ha degnato di nessuna attenzione, ma a guardarlo con attenzione sembra quasi che stia sorridendo:


Canon 60D con 70-300 Di VC USD della Tamron utilizzato a 175mm.; esposizione: f/8 con 1/800sec. a 200ISO.


Il sistema zonale, parte 3° - Test per il digitale.


Il fatto che la tecnologia digitale consenta di scattare tante foto senza preoccuparsi dei costi e di avere ampi margini d'intervento per correggere eventuali errori di esposizione, non deve indurre il fotografo a sottovalutare l’importanza di mantenere il controllo sul risultato finale.
Per riuscire in questo deve: analizzare attentamente le caratteristiche della scena da riprendere, decidere in quale forma dovrà essere rappresentata nella foto che si accinge a scattare, e fare delle scelte coerenti sui parametri di regolazione della fotocamera.
Ansel Adams, in una delle sue frasi celebri sulla fotografia, sosteneva:
"Non devi scattare una fotografia, tu devi crearla." 

Nel post precedente (clicca qui per vederlo) si afferma che i concetti espressi da Ansel Adams attraverso il suo “Sistema Zonale”, possono considerarsi un valido aiuto anche per il digitale, pur tenendo conto della differente risposta alla luce dei moderni sensori rispetto alla pellicola, aspetto che induce a ribaltare alcune delle indicazioni sull'esposizione che sono ritenute valide per l’analogico. Abbiamo anche visto che la risposta dei sensori è di tipo lineare, ma è stato anche evidenziato come questo non corrisponda alla visione umana.

Su quest'ultimo aspetto è necessario aggiungere che, proprio per adeguare il segnale digitale alle caratteristiche di percezione del nostro apparato visivo, nel momento in cui i dati grezzi catturati dal sensore vengono trasformati in un file immagine visualizzabile su monitor e stampabile, viene applicata una "correzione di gamma” che agisce modificando la linearità della curva di risposta del sensore.

Riprendiamo il ragionamento sul sistema zonale applicato al digitale: 

il "regolo zonale" che spesso troviamo su articoli presenti in rete, che mostra per ogni raddoppio dell’esposizione un incremento lineare dalla luminosità sulla scala da 0 a 255, è solo una rappresentazione di tipo teorico utile per comprendere la risposta di un sensore digitale, mentre a noi serve avere una scala a zone che ci aiuti concretamente a previsualizzare quali variazioni di densità si determineranno sulla nostra foto al variare dell'esposizione.

Una foto alla settimana - 39° di 52.

Mentre cerco l'inquadratura migliore per fotografare la facciata della chiesa di San Lucifero vengo affiancato da una persona che mi sorpassa a passo veloce e si dirige decisa verso l'ingresso. Giunto di fronte al portone, sembra improvvisamente rendersi conto che è sbarrato, un attimo di smarrimento e poi con un gesto netto, segno di un'esigenza inderogabile, si inginocchia sulla soglia d'ingresso e inizia a pregare. 



Canon 60D con EF 15-85 a 32mm.; esposizione: f/8 con 1/50sec. a 125ISO.

Una foto alla settimana - 38° di 52.

Passeggiata nella città vecchia, in uno dei quartieri storici di Cagliari: Stampace. 

Un dedalo di strade contorte, nel quale si alternano palazzetti (un tempo signorili) e sottani, portoni erosi dal tempo, scale ripide e panni stesi alle finestre. Un quartiere popolare pieno di vita e ricco di tradizioni, pronto a fare festa per il carnevale ma anche profondamente devoto a Sant'Efisio.
Proprio a ridosso della chiesa dedicata al Santo si trova il vico I S.Efisio, un budello largo poco più di un metro e mezzo; affacciandomi sulla strada ho visto arrivare una persona anziana che rientrava a passo veloce verso casa e ho deciso che la foto del vicolo sarebbe stata più interessante grazie alla sua presenza: è nata così la foto di questa settimana.



Per vedere la foto ingrandita cliccare quì.

Fotocamera Canon 60D con obiettivo Sigma 10-20, utilizzato a 16mm.; esposizione f/11 con 1/40sec. a  ISO1000. 

Il sistema zonale di Ansel Adams, parte 2° - Il digitale.


Con il sistema zonale, Ansel Adams ha fornito al fotografo le indicazioni utili per consentirgli di prevedere la relazione che intercorre tra la luminosità delle diverse zone di una scena da riprendere, e la relativa tonalità che sarà riprodotta nella stampa finale (vedi 1° parte sul sistema zonale).
Il sistema è stato studiato per essere applicato alle fotografie in bianconero, realizzate attraverso l’uso di pellicole negative piane di grande formato, e questo può indurre a pensare che non possa essere utile anche a coloro che utilizzano il digitale.
Ma se riflettiamo bene, più che uno schema da applicare rigidamente, Adams ci ha consegnato una serie di nozioni necessarie per riuscire ad avere il controllo del processo, dallo scatto all’immagine finale, entro i limiti del mezzo fotografico utilizzato.

Pertanto, si può ragionevolmente pensare di applicare gli stessi concetti anche al nuovo mezzo, pur con la consapevolezza delle profonde differenze che esistono con l’analogico. Vediamo di seguito gli aspetti salienti dei quali si deve tenere conto per trasporre il sistema sul digitale:

1) In una fotocamera digitale il singolo recettore presente nel sensore produce una carica che è direttamente proporzionale alla luce che lo colpisce: il valore più basso, prodotto nel caso di mancata esposizione, corrisponde al rumore di fondo (sempre di valore superiore allo zero); man mano che la luce aumenta, la carica del recettore cresce linearmente sino a raggiungere il suo valore massimo di saturazione, oltre il quale ulteriori incrementi di luminosità non potranno essere più recepiti, con la conseguente perdita degli eventuali dettagli presenti in quelle zone (clipping).

Questo comportamento si differenzia nettamente da quello della pellicola che presenta una curva lineare solo per i valori medi, mentre sia per i livelli  di luminosità bassi o elevati, attenua progressivamente la sua risposta, senza presentare i tagli netti caratteristici del sensore digitale (vedi immagine al lato).

Per quanto riguarda le aree meno esposte, il sensore riesce a registrare delle informazioni anche all’estremo della gamma, ma nel prendere in considerazione la possibilità concreta di utilizzare questi dati, dobbiamo tenere conto della risposta del sensore. Prendiamo come esempio un’immagine Raw a 12bit che presenti una dinamica di 6 stop, sarà codificata con un numero di valori pari a due alla dodicesima, ovvero 4096 differenti livelli, una risposta di tipo lineare implica che il livello 2048 avrà ricevuto una luce uguale alla metà di quella del 4096, questo comporta che all’interno del 1° dei 6 stop disponibili, sono presenti ben 2048 livelli, mentre l’altra metà va suddivisa tra i 5 stop restanti: il secondo stop avrà 1024 livelli, il terzo 512, il quarto 256, il quinto 128, il sesto solo 64 livelli.


Per adattare l'immagine al nostro sistema visivo (che non è lineare) viene applicata una curva di correzione della gamma, che contrae le aree in luce ed espande quelle in ombra, ma appare evidente che pur dando maggiore spazio alle zone meno esposte, queste conterranno comunque un basso numero di livelli e quindi di informazioni disponibili.
Se poi pensiamo a una scena ad alto contrasto e nella quale la dinamica può estendersi facilmente a 9 stop, scopriamo che i livelli a disposizione dell'ultimo stop sono solo 8, assolutamente insufficienti per dare un reale contributo alla qualità dell'immagine.
A quanto esposto si deve aggiungere poi, che tanto più è basso il livello di carica recepita dai recettori, tanto più il segnale da decodificare sarà influenzato negativamente dal rumore di fondo.

Dalle considerazioni esposte si deduce che per sfruttare al meglio le caratteristiche dei sensori è necessario spostare l'esposizione verso le zone a maggiore luminosità,  e contrariamente a quanto consigliato per l’analogico nel digitale è necessario:
esporre per le luci e  “sviluppare” per le ombre

Una foto alla settimana - 37° di 52.

Ha smesso di piovere, le scale in granito sono ancora bagnate, i riflessi e le linee che convergono verso l'alto attirano la mia attenzione:


Clicca quì per vederla a una risoluzione maggiore.

Canon 60D con obiettivo 50mm.; esposizione f/16 per avere una buona profondità di campo, con 1/60sec. a ISO200, conversione in Bianconero direttamente in CameraRaw con HSL/scala di grigio.

Una foto alla settimana - 36° di 52.

Passeggiata domenicale a Monte Urpinu, tra anatre, oche, gabbiani, pavoni, piccioni, tortore e persino galline, che popolano il parco e i suoi laghetti è difficile resistere alla voglia di scattare qualche foto. 
Mi attira un'oca che per bere tuffa più volte la testa nell'acqua: nasce così la foto di questa settimana.

Per vedere la foto ingrandita cliccate  quì.

Fotocamera Canon 60D - obiettivo Tamron SP Di 70-300 utilizzato a 270mm.; esposizione: f/8 con 1/1250sec. a 800ISO (giornata nuvolosa).


Una foto alla settimana - 35° di 52.

Qualche giorno chiusi in casa per i classici malanni stagionali e la fotocamera rimane spenta...invece no: un set da scrittura con tanto di inchiostro, stili e pennini (rubato a mia figlia Daniela), la luce della finestra rafforzata da una piccola abat jour per creare l'atmosfera giusta, nasce così la foto di questa settimana:


Fotocamera Canon 60D con obiettivo EF 50mm.; diaframma a f/3,5 per avere una profondità di campo ridotta che favorisce il concentrarsi dello sguardo sui soggetti principali; 1/50sec. a 320ISO per evitare il mosso; elaborazione sepia e cornice per dare la sensazione di un tempo passato.


Il Sistema Zonale di Ansel Adams - 1°parte.


Ansel Easton Adams - 1950
Proseguendo con la serie di post dedicati al bianconero, ho deciso di dedicare alcune puntate al Sistema Zonale” di Ansel Adams; nessuna pretesa da parte mia di fare un trattato sulla materia, ma solo l'intento di esporre gli elementi di base per coloro i quali ne hanno sentito parlare, ma non hanno mai avuto l’opportunità di leggere qualcosa in merito a questo metodo.

Portato a conoscenza del grande pubblico nel lontano 1948, attraverso la pubblicazione del suo secondo libro intitolato: “The negative”, il sistema zonale è stato elaborato espressamente per la stampa in bianconero delle  pellicole negative piane (oggetto di questa prima parte), ma rappresenta un valido strumento dal punto di vista didattico indipendentemente dall'utilizzo dell'analogico o del digitale.

I nostri occhi hanno la capacità di adattarsi alle differenti condizioni di luce, e consentono di cogliere toni e particolari in zone che presentano grandi differenze di luminosità: circa 20 EV (1:1000000), mentre la gamma registrabile da parte di una pellicola negativa a colori o bianconero è decisamente più bassa: può arrivare a 10 - 12EV (1:1000 – 1:4000), e si contrae ulteriormente quando l’immagine viene trasferita su carta: nella migliore delle ipotesi 8EV (1:250)
Il metodo elaborato a suo tempo da Ansel Adams, bilanciando esposizione e sviluppo della pellicola, si propone di riuscire a trasferire sulla stampa finale, la massima quantità di toni e dettagli presenti nella scena ripresa.

Come esposto nel post: “Esposizione - 2°parte” (clicca qui per vederlo)gli esposimetri delle fotocamere sono tarati assumendo come riferimento un valore di riflettanza del 18% (grigio medio Kodak), ma all’interno delle foto che scattiamo ci possono essere zone in piena luce con valori molto più alti e zone in ombra con valori molto più bassi. Le varie tipologie di misurazione: pesata, matrix, valutativa, cercano di ottenere un’esposizione media che, facendo affidamento sulla latitudine di posa della pellicola, riesca a riprodurre correttamente luci e ombre, e in buona parte dei casi ci riescono, ma non consentono al fotografo di avere il controllo su come saranno riprodotti in stampa i differenti toni presenti sulla scena.


Il sistema zonale divide la scala tonale presente in una stampa in 11 zone distinte, da O a X, vediamo come:


Una foto alla settimana - 34° di 52.

I fari mi hanno sempre affascinato, ma confesso che non mi sono mai chiesto quale ne sia il motivo: certamente ha una qualche influenza l'importante funzione di salvaguardia nei confronti dei naviganti, forse il ricordo di alcune storie e leggende lette durante l'infanzia, senza trascurare la naturale bellezza dei posti dove spesso sono collocati: isolotti battuti dalle onde o in cima a scogliere a picco sul mare. 

La foto di questa settimana, molto più semplicemente, è fatta sul braccio orientale della diga foranea del Porto di Cagliari:

Clicca quì se vuoi vedere l'immagine in formato più grande.


Fotocamera Canon 60D con obiettivo EF 15-85 utilizzato a 55mm.; esposizione: f/13 con 1/80sec. a 100ISO; elaborazione in bianconero con Silver Efex Pro 2 della Nik Software (vedi post sul Blog cliccando quì).

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