Lunedì scorso vi ho parlato in un breve post della manifestazione "Ammajos", che si è tenuta il 29 e 30 maggio nell'Orto Botanico di Cagliari. In questi giorni ho avuto il tempo di rivedere con calma e scegliere una serie di foto che riguardano, sia i bonsai esposti nella mostra, sia alcuni momenti del seminario e della dimostrazione tecnica tenuta da Enrico Savini e dai soci del Bonsai Club Sardegna . Le sto inserendo progressivamente in un'apposita slideshow nella colonna a destra dei post; non sono foto particolarmente curate, anche perchè la presenza delle tante persone che hanno aderito all'iniziativa, mi ha obbligato a scattare velocemente e spesso senza avere lo spazio utile per curare l'inquadratura, ma spero consentano comunque di documentare e ammirare il lavori di questo giovane gruppo di appassionati della sardegna.
Fotografia digitale, consigli sulla ripresa e sull'elaborazione delle immagini, utilizzo attrezzature e accessori per la fotografia, discussioni e novità in campo fotografico, fotografie e interviste realizzate da Rodolfo Serpi.
Obiettivi e loro caratteristiche - 3°parte
Distanza Iperfocale: è quella distanza di messa a fuoco che consente di ottenere una profondità di campo che si estende dall'infinito alla metà della distanza stessa; dipende dalla lunghezza focale, dal diaframma utilizzato e dal circolo di confusione, secondo la formula:
H = ( F^2 / N*C ) + F
H = ( F^2 / N*C ) + F
dove H è la distanza iperfocale, F la focale dell'obiettivo, N il diaframma utilizzato, C il circolo di confusione.
Quest'ultimo potrebbe essere considerato una costante pari a 0,03mm., se non fosse che alcuni ritengono più corretto il valore di 0,026, e che se qualcuno volesse cimentarsi nel calcolo, dovrebbe considerare anche che il circolo di confusione varia in maniera proporzionale alla dimensione della pellicola o del sensore: se ad esempio utilizziamo un APS-C, che ha dimensioni inferiori al 24x36, il valore scende a 0,016mm., o nel caso della pellicola 6x6 si innalza a 0,049.
Accidenti! Non avrei voluto, ma alla fine sono stato obbligato a mettere delle formule; dovete infatti sapere che, mentre sui vecchi obiettivi trovavamo sempre incisa una scala che, per ogni diaframma riportava indicazioni che consentivano di preimpostare la distanza avendo la certezza della zona nella quale tutto sarebbe risultato a fuoco, nella stragrande maggioranza degli obiettivi autofocus moderni i costruttori hanno pensato "bene" (ovvero male) di non metterla, ritenendola erroneamente poco utile.
Nel sito di Gianmaria Veronese, che tratta questo argomento in maniera approfondita, ho trovato due tabelle (per il 24x36 e l'APS-C) che potrete stampare e tenere con voi.
Nel sito DOFMaster, trovate anche una serie di calcolatori free che possono essere utili (è in lingua Inglese).
Obiettivi e loro caratteristiche - 2° parte
4) La profondità di campo:
è rappresentata dall'area che risulta essere a fuoco prima e dopo il soggetto che stiamo fotografando. Prendiamo in esame un punto luminoso posto all'infinito, avevamo affermato che sarebbe stato perfettamente a fuoco solo sul piano focale (dove è collocata la pellicola o il sensore), come mai adesso invece asseriamo che esiste un'area più estesa nella quale può essere a fuoco? La spiegazione sta nel fatto che il nostro occhio non è in grado di percepire punti più piccoli di una certa dimensione, e considera a fuoco un punto anche se in realtà è leggermente sfocato, a patto che il diametro del circolo riprodotto sul piano focale (chiamato "circolo di confusione") sia inferiore a 0,03 mm.
E' quindi come se avessimo a disposizione una serie di piani paralleli, davanti e dietro a quello della pellicola o del sensore, nei quali il circolo di confusione che si viene a creare è talmente piccolo, per cui il nostro occhio non è in grado di rilevare la sfocatura del soggetto riprodotto.
E' quindi come se avessimo a disposizione una serie di piani paralleli, davanti e dietro a quello della pellicola o del sensore, nei quali il circolo di confusione che si viene a creare è talmente piccolo, per cui il nostro occhio non è in grado di rilevare la sfocatura del soggetto riprodotto.
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