Il termine macrofotografia è spesso utilizzato in maniera impropria, dato che si può parlare di macro solo se il rapporto di ingrandimento è di almeno 1:1, cioè quando l'immagine riprodotta sulla pellicola o sul sensore è delle stesse dimensioni del soggetto ripreso. Se il rapporto di ingrandimento è inferiore a 1, è più corretto parlare di fotografia a distanza ravvicinata, altrimenti definita come "Close-Up".
Un primo passo di avvicinamento a quest'ultima disciplina è quello di utilizzare le lenti addizionali: si tratta di lenti positive da 1 o più diottrie, che possono essere montate facilmente davanti all'obiettivo attraverso la filettatura disponibile per l'impiego dei filtri. I vantaggi delle lenti addizionali non si limitano alla praticità di utilizzo, infatti sono anche più economiche rispetto ad altre soluzioni e non comportano la necessità di variare l'esposizione.
Gli svantaggi derivano dal fatto che non potendo essere ottimizzate rispetto all'obiettivo sul quale sono montate, comportano un calo qualitativo (soprattutto ai bordi), che ovviamente dipende dalla qualità della lente, e normalmente cresce al crescere del numero di diottrie o se utilizziamo più lenti montate insieme.
Per limitare il calo qualitativo dovuto alle aberrazioni, alcune case costruttrici adottano uno schema a due elementi (doppietti acromatici), o a tre elementi in due gruppi; su internet ho potuto leggere pareri molto positivi per alcune di queste