Un tuffo nel passato: Zenith UPA-5M.

Sarà la vecchiaia che avanza, sarà che nonostante l'incredibile e inarrestabile sviluppo della fotografia digitale sono in tanti a scoprire o ritrovare il gusto per l'analogico, alla fine anche io mi son fatto coinvolgere e preso dalla nostalgia ho tirato giù dal piano più alto di un ripostiglio una valigetta verde, 43x35x11cm. con 6,8kg di tecnologia URSS di oltre 50 anni fa.
Sto parlando dell'ingranditore fotografico portatile della Zenith UPA-5M per il formato 35mm (e minori),  capace di ingrandimenti da 2,5 a 8X con messa a fuoco automatica e sino a 20X in manuale, dotato di obiettivo Industar 96Y da 50mm. f/3,5-11.

Lo comprai un bel po' di anni fa a Porta Portese e con questo apparecchio d'epoca iniziai a stampare le mie prime foto, scattate ovviamente con una Zenith E.










Con gli occhi di oggi e la tecnologia che abbiamo a disposizione, non è facile immaginare come sia stato entusiasmante possedere e utilizzare quella reflex spartana e quell'ingranditore dalle linee insolite, due prodotti certamente economici ma di solido metallo con aggiunta di vetro speciale e bakelite. Posso solo dire che grazie a loro si è consolidata definitivamente la mia passione per la fotografia.
La qualità tecnica non poteva essere a livello professionale, ma sappiamo che le foto non si giudicano solo attraverso parametri squisitamente tecnici e le difficoltà derivanti dall'uso di strumenti così semplici, sicuramente obbligava a studiare, sperimentare e approfondire, un vero banco di prova che consentiva di testare da subito la reale volontà di proseguire o meno nell'esperienza fotografica.

Una cosa è certa, non bastava premere il pulsante di scatto e scaricare la foto sul PC, se non ti impegnavi seriamente, con convinzione e passione, non ne usciva niente, sprecavi pellicola, carta da stampa, composti chimici, soldi e anche tempo.


Essendo squattrinato ma volendo tirar fuori il meglio dalle stampe, ricordo che cercai sulle riviste di elettronica due tipologie di circuiti: il primo basato su una fotocellula che consentisse di leggere l'intensità luminosa dell'immagine proveniente dalla proiezione del negativo sul piano dell'ingranditore; il secondo doveva invece essere un temporizzatore in grado di comandare l'accensione della lampada dell'ingranditore per il tempo necessario all'esposizione della carta. Acquistati e montati i componenti necessari per il funzionamento su un circuito stampato autocostruito, feci una lunga serie di test su un negativo campione per tarare la lettura dell'intensità luminosa e i relativi tempi di esposizione, così da poter costruire le scale di riferimento per il mio esposimetro/temporizzatore fai da te.

Ma torniamo al vecchio UPA-5M per vedere qualche particolare dell'ingranditore:

Di seguito vediamo il supporto per i negativi che si apre a libro e monta nella parte superiore un vetrino, utile per garantire la perfetta planarità della pellicola.



La grande sfera contiene la lampada da 75W che fornisce la luce necessaria per illuminare in trasparenza il negativo. E' composta di due parti smontabili sia per consentire di accedere alla lampada, sia per ridurne le dimensioni una volta che si vuole riporre il tutto all'interno della valigetta. La parte superiore ha una calotta realizzata in alluminio per favorire lo smaltimento del calore prodotto dalla lampada.


Subito sotto la sfera troviamo il gruppo condensatore formato da due lenti che servono a distribuire uniformemente la luce prodotta dalla lampada. Tra le due lenti un cassetto che può essere utilizzato per inserire eventuali filtri.


Subito sotto il supporto per i negativi c'è il gruppo di messa a fuoco con le manopole di regolazione e fermo e quindi l'obiettivo da 50mm. che proietterà l'immagine del negativo sul piano dell'ingranditore.


In questa foto, tolto il supporto per i negativi e il cassetto, si vedono meglio le lenti del condensatore. Sull'obiettivo la regolazione del diaframma da f/3,5 a f/11.


Un particolare del filtro rosso che quando viene portato sotto l'asse dell'obiettivo consente di proiettare l'immagine del negativo senza impressionare la carta da stampa (non sensibile alla luce rossa). In questa maniera è possibile posizionare correttamente la carta e solo successivamente iniziare l'esposizione previo spostamento laterale del filtro rosso.


Tutta la testa dell'ingranditore si muove lungo un'asta in metallo con sistema a pressione che ne consente l'allontanamento dal piano di proiezione e il suo bloccaggio nella posizione raggiunta. In questa maniera si ingrandisce progressivamente l'immagine per adattarla alle dimensioni della stampa che si vuole ottenere.




Una parte dei componenti si smonta facilmente, di modo che il tutto possa essere comodamente riposto all'interno della valigetta.
















Doppia esposizione con la Fujifilm XT-20

Ogni Natale faccio sempre qualche foto alle decorazioni dell'albero, quest'anno mi è venuta l'idea di provare a fare una doppia esposizione utilizzando la piccola X-T20 entrata da poco a fare parte della famiglia.
Natale 2018


La X-T20 ha nella ghiera dei comandi presente sulla sinistra una posizione dedicata proprio alle doppie esposizioni (vedi immagine al lato).
L'idea era quella di giocare con le luci colorate che sono tra gli elementi che più caratterizzano le foto fatte agli addobbi natalizi. 

Ho pensato quindi di unire due foto scattate dalla stessa posizione: la prima totalmente sfocata nel momento in cui le lucine erano accese e la seconda a fuoco sulle palline dell'albero.



Per poter contare su un forte effetto sfocato delle luci ho montato il 50mm. Fujinon  che ha la massima apertura a f/1.4 e portato la ghiera di messa a fuoco su infinito.

Visto che la Fuji (contrariamente alla mia Canon 6D) non prevede funzioni particolari per la combinazione delle foto scattate, ho dovuto decidere come sottoesporre i due scatti, dato che andandosi a sommare avrebbero portato una complessiva sovraesposizione.

Per farlo è bastato utilizzare l'apposita ghiera di destra che consente una regolazione veloce tra più e meno 3 stop. 
Sulla foto con le forti luci sfocate ho preferito abbondare sottoesponendo di 1 e 2/3, mentre ho voluto dare maggior risalto a quella a fuoco sottoesponendo solo per 2/3 di stop. 

Dopo aver effettuato lo scatto e averlo controllato sullo schermo posteriore ho dato la conferma per poter proseguire con la seconda foto. 

La X-T20 mantiene visibile in trasparenza la prima immagine così da poter vedere come risulterà la sovrapposizione tra i due scatti. Per la seconda foto ho utilizzato un diaframma f/2.8 per ottenere un maggiore profondità di messa a fuoco.

Durante l'operazione è possibile tornare indietro e ripetere gli scatti se non si è soddisfatti del risultato e solo dando il comando finale la macchina memorizza effettivamente la foto. L'immagine viene registrata solo in JPG.

Il risultato, pur abbastanza azzeccato come esposizione generale, ha comunque richiesto un minimo di elaborazione essendo carente come contrasto e saturazione.

Le Serie Fotografiche

Mi è sempre piaciuto girare in città senza un vera meta, solo un'idea sulla direzione verso la quale incamminarsi, nessun vincolo fotografico, lasciandomi ispirare esclusivamente da quello che vedevo. Il semplice piacere di osservare con occhi diversi la città e rubarle qualche breve istante.


Ultimamente penso sempre più spesso che sia comunque importante partire da un'idea, sviluppare un progetto, fare una scelta che renda con maggiore evidenza come vedo le cose attraverso la fotografia; un punto di vista personale che al posto di chiudersi in un unico scatto, si sviluppi attraverso una serie di immagini trasformandosi in un pur breve racconto.

Lo trovo utile perché aiuta a ragionare in termini progettuali a focalizzare meglio ciò che vuoi ottenere, aiuta a mantenere uno stesso standard su più foto, ma fa anche andare oltre la ricerca della cura tecnica, fa entrare più in profondità nella conoscenza del soggetto o di un tema scelto, aiuta a restare coerente al progetto che ti eri proposto,  tutto nell'ottica di trasmettere a chi guarderà le immagini,  la tua visione e interpretazione di quel soggetto o quel tema in maniera più chiara e completa.

La prima cosa che ho compreso avvicinandomi al lavoro per serie è che nella scelta delle immagini da utilizzare è importante non scendere a compromessi. Non si deve pensare che per completare o arricchire una serie più o meno lunga, si possano inserire delle foto ritenute decisamente meno valide. La forza della serie è assolutamente vincolata alla bontà della singola foto, quindi è importante scartate senza troppe remore le foto che non convincono.

Un'altra cosa che ho capito è che riuscire a realizzare una serie eccellente non è per niente facile, è un percorso decisamente più complesso di quanto si possa pensare e ogni volta che provo a realizzarne una mi trovo di fronte a degli interrogativi ai quali non sempre so dare una risposta certa, ma proprio per questo motivo può essere un a pratica oltremodo utile e gratificante.

Inizialmente viene consigliato di fare una ricerca all'interno del proprio archivio, trovato un soggetto che interessa e può rappresentare una buona base dalla quale partire per sviluppare un'idea, quindi cercare altre foto che siano coerenti o uscire alla ricerca di altri scatti che consentano di completare una possibile serie.

Per chi come me ha accumulato decine di migliaia di foto può anche essere divertente andare a rivedere gli scatti realizzati anni prima, un po' come si fa quando si aprono le vecchie scatole di latta che contengono alla rinfusa centinaia di stampe o si tirano fuori gli album di famiglia e si sta lì per ore a ricordare e commentare.


Per riuscire a prendere un minimo di confidenza si può pensare di realizzare periodicamente un nuovo progetto, magari ponendo anche uno o più criteri restrittivi sul tipo di ripresa: stessa focale; stesso diaframma; stesso orario di scatto; solo bianco e nero; orientamento delle immagini verticale o orizzontale; ripresa dal basso o dall'alto; orizzonte in alto, in basso o inclinato; e così via, tutti aspetti che possono aiutare a rendere coerente la costruzione della futura serie.

La serie breve che vi propongo di seguito è stata realizzata scegliendo cinque immagini da una ventina di foto scattate in un'unica sessione con la Fujifilm X-T20. Sono state fatte  qualche settimana fa lungo il molo di Sant'Elmo a Cagliari, che come gran parte degli ormeggi ospita anche barche vecchie o dismesse, che nonostante le loro condizioni mantengono sempre un fascino particolare:






Cinque immagini realizzate in un contesto preciso e identificabile; coerenti con il tema scelto; rese omogenee partendo da un profilo creato sulla Nik Collection che richiama l'analogico; quattro immagini con inquadratura orizzontale e la quinta, verticale, inserita al centro della serie per spezzare il ritmo; una carrellata che partendo dall'immagine di una barca nella sua interezza, si sposta su tre immagini di dettaglio, per poi chiudere nuovamente con una inquadratura in totale.


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